Elementi del paesaggio e aspetti naturalistici

Elementi del paesaggio

Il percorso di questa terza settimana parte da Bari, si snoda in direzione sud-ovest, passando per Altamura, fino a sconfinare in Basilicata, con arrivo della prima giornata a Matera; da qui riparte in direzione est, passando per Ostuni e tornando sulla costa Adriatica nei pressi di Brindisi, per poi riprendere direzione sud e poi ovest verso Taranto, destinazione finale di questa settimana. I territori attraversati sono nell’ordine: la Puglia centrale, l’Alta Murgia, la Murgia dei trulli, la campagna brindisina e l’Arco Ionico tarantino.

Nella prima giornata si parte da Bari e si attraversa quindi la Puglia centrale, e in particolare la zona della conca di Bari e delle “lame”. Questo territorio è costituito da una estesa superficie rocciosa, che scende uniformemente verso il mare per mezzo di una serie di terrazzi uniti da scarpate più o meno evidenti. L’idrografia superficiale è, come nel resto della Puglia, di natura fluvio-carsica, costituita da una serie di incisioni e di valli contraddistinte da un regime idrologico episodico; il versante adriatico delle Murge ha, come corsi d’acqua caratteristici, le lame (incisioni fluvio-carsiche che fanno parte di un reticolo idrografico superficiale attivo in tempi remoti e ormai non più attive), che rappresentano gli elementi più significativi dell’ambito della Puglia centrale. Nella conca di Bari, da nord verso sud, si trovano: Lama Balice, Lama Lamasinata, Lama Picone, Lama Montrone, Lama Valenzano, Lama San Giorgio.

Sempre nella prima giornata, il percorso lascia la Puglia centrale per inoltrarsi nuovamente nell’Alta Murgia e attraversare la ZPS omonima (IT9120007), fino all’arrivo a Matera in Basilicata. L’Alta Murgia è stata descritta nella scheda relativa alla settimana precedente di percorso, di cui si suggerisce la lettura per maggiori informazioni. Una menzione la merita Matera, Capitale Europea della Cultura del 2019: città storica, universalmente conosciuta per la presenza dei “Sassi”, quartieri formati da edifici rupestri scavati nella roccia della Murgia materana, abitati dalla preistoria. I Sassi di Matera sono stati inseriti nella lista dei patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO nel 1993. La città è immersa quindi nella Murgia materana, al cui interno si trova il Parco omonimo, parco naturale ma anche archeologico e storico, vista la presenza appunto di Matera e di una serie di Chiese rupestri di valore assoluto. Relativamente agli aspetti naturalistici, si segnala che la flora del Parco Regionale della Murgia Materana comprende 923 specie, cioè circa un sesto dell’intera flora nazionale e un terzo di quella regionale; la fauna anche è estremamente ricca, e le specie probabilmente più importanti qui presenti sono il capovaccaio (Neophron percnopterus), il più piccolo avvoltoio europeo, e il grillaio (Falco naumanni), un falco che sverna in questo territorio, entrambi protetti ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”.

Nella seconda giornata, dopo aver attraversato nuovamente l’Alta Murgia, il percorso incontra il territorio della Murgia dei trulli, che viene ripreso anche nella terza giornata. Si attraversano località molto conosciute, che rispecchiano le tipicità paesaggistiche della zona, quali Alberobello, Locorotondo, Cisternino, Ostuni. La Murgia dei Trulli, da un punto di vista geografico, si presenta come un esteso altopiano calcareo compreso tra la conca di Bari, l’Arco Ionico tarantino, il Salento e il Mare Adriatico. La parte costiera, tra Monopoli e Ostuni, coincide con la Piana degli Ulivi secolari: si tratta di una distesa pianeggiante coltivata ovviamente a ulivi, di cui diverse centinaia sono alberi secolari e anche monumentali, viste le dimensioni imponenti. Questo paesaggio è inserito nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, e sono state avviate le procedure per il riconoscimento di patrimonio dell’Umanità presso l’UNESCO. La Murgia dei Trulli da un punto di vista geologico non si differenzia molto dall’Alta Murgia e dalla Puglia Centrale, mentre dal punto di vista idrografico presenta dei caratteri alquanto originari e specifici. Si evidenzia la marcata presenza di forme legate ai fenomeni carsici, come le doline e le valli carsiche, queste ultime anche di estensione rilevante, tanto da originare veri e propri corridoi.

L’arrivo della terza giornata di percorso e buona parte della quarta giornata interessano il territorio della campagna brindisina, che è un uniforme bassopiano compreso tra le alture delle Murge e le deboli alture del Salento settentrionale. Si caratterizza, oltre che per la quasi totale assenza di pendenze significative, per l’intensa antropizzazione agricola del territorio, favorita sia dalla morfologia pianeggiante, sia dalla presenza di corsi d’acqua che non sono effimeri come quelli tipici degli ambienti carsici del resto della Puglia; questi ultimi, a seguito di ricorrenti interventi di bonifica o di sistemazione idraulica degli alvei, hanno però perso una parte consistente della loro naturalità. Da segnalare anche la presenza di numerose e diversificate zone umide costiere, che hanno caratteristiche tali da favorire lo sviluppo di associazioni faunistiche e floristiche molto rilevanti: tra di esse spicca la zona di Torre Guaceto, la cui importanza è sottolineata dal sovrapporsi di diversi regimi di protezione (ZSC IT9140005, ZPS IT9140008, Riserva Naturale Statale e zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar). Si sottolinea anche la presenza di un cordone dunale fossile presso l’abitato di Oria: questo cordone è stato ed è tuttora soggetto a intensi fenomeni di erosione costiera, che hanno già causato la distruzione di altri cordoni dunali. Infine, in questo territorio è presente uno dei poli produttivi di energie rinnovabili da fonte fotovoltaica più importanti della Puglia e d’Italia, che ha prodotto evidenti conseguenze sul paesaggio e determinato l’occupazione di aree significative della superficie agricola utile (SAU) della regione.

L’ultima giornata di percorso, dopo aver attraversato buona parte della campagna brindisina, incrocia l’Arco Ionico tarantino, e nello specifico l’anfiteatro e la piana tarantina, con arrivo previsto a Taranto, dove è programmata la tappa pubblica domenicale. L’Arco Ionico è una vasta piana che si affaccia sul versante ionico del territorio pugliese e che si estende quasi interamente in provincia di Taranto, fra la Murgia e il Salento. Sono presenti tre elementi territoriali significativi: l’altopiano carsico, localmente denominato Murge tarantine, le gravine (un esteso sistema di canyon) e la piana costiera. L’altopiano ha una altitudine media intorno ai 400-550 m, ed è caratterizzato da un sistema a mosaico tra aree agricole, pascoli, boschi di querce. Degrada verso la piana costiera del tarantino con una serie di terrazzi, dove si sono prodotte delle incisioni nel substrato calcareo che formano un sistema di canyon con caratteristica incisione a “V”, le gravine: si tratta del più esteso sistema di canyon presente in Italia, ed è formato da circa 60 gravine. A valle del sistema altopiano-gravine si estende la piana, che degrada sino alla costa fino alla città di Taranto, e che è sottoposta ad un’intensa attività agricola. Sulla costa, a ovest della città di Taranto, si sviluppa una delle più importanti formazioni a Pino d’Aleppo su duna presenti in Italia. Si segnala inoltre che, in alcuni tratti del litorale tarantino, le acque di falda presenti nel sottosuolo (alimentate per la natura prevalentemente carsica del territorio) risalgono in superficie in prossimità del litorale, dove danno origine alle risorgive sottomarine caratteristiche del Mar Piccolo e a veri e propri corsi d’acqua come il Tara e il Galeso.

 

Aspetti naturalistici

Come detto sopra, la conca di Bari è caratterizzata dalla presenza delle lame, che ne rappresentano gli elementi più significativi. Tra quelle di maggiore valenza naturalistica ci sono la Lama Balice (istituita come Parco Regionale con Legge Regionale n. 15 del 2007) e la Lama San Giorgio. Altre parti di lame con aspetti di naturalità significativa si incontrano lungo la Lamasinata, la Lama dell’Annunziata, il sistema dell’incisione del Lamione, dove si trova un lembo di formazione arborea di Quercia Spinosa.

Per gi aspetti naturalistici dell’Alta Murgia si veda la scheda relativa alla seconda settimana di percorso, che interessa in maniera significativa questo territorio.

Nelle tappe da Matera ad Alberobello e nella successiva da Locorotondo a Carovigno si lambiscono zone paesaggisticamente molto rilevanti. La Murgia dei Trulli è caratterizzata da significativi cambiamenti di quota, dall’altopiano Murgiano alla costa, che determinano variazioni ambientali consistenti: nelle aree più interne di altopiano è presente una vegetazione caratterizzata da boschi mesofili (che necessitano cioè di condizioni fresche e umide), dominati dal fragno (Quercus trojana Webb), mentre lungo i pendii della scarpata Murgiana si trova il bosco misto a prevalenza di leccio (Quercus ilex), con quercia virgiliana (Quercus virgiliana) e fragno. Il fragno è una specie della regione nordmediterraneo-orientale, che in Italia risulta localizzata esclusivamente nelle Murge pugliesi e, rarissima, in Basilicata. Queste stazioni coincidono con il limite occidentale dell’areale della specie, e sono protette ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” in quanto habitat prioritario, all’interno della ZSC Murgia di sud-est (IT9130005). Nelle vicinanze della costa invece c’è la Piana degli Ulivi secolari, che ospita la maggior concentrazione di ulivi secolari e monumentali di tutta la Puglia: la struttura vegetazionale e la conduzione agricola di questi uliveti ha fatto sì che si possano considerare alla stregua di vere e proprie formazioni boschive, in cui ogni pianta secolare di ulivo costituisce un micro-ecosistema in grado di ospitare una elevata biodiversità. Sempre nelle vicinanze della costa, si sviluppa una scarpata, che è uno degli elementi che più caratterizza questo tratto: essa presenta pendenze tali che hanno impedito la coltivazione, preservando così un’estesa formazione a macchia mediterranea che corre parallela alla costa per oltre 30 km da Monopoli ad Ostuni. L’eterogeneità ambientale della Murgia dei trulli, la presenza di diversi habitat comunitari e prioritari ai sensi della Direttiva Habitat e la presenza di specie floristiche e faunistiche di interesse conservazionistico, hanno portato alla individuazione di diverse aree protette, che coprono il 31% circa della superficie di questo territorio: sono presenti infatti due Parchi Naturali Regionali, alcune Riserve Naturali regionali e cinque ZSC. Inoltre, alcune parti di questo territorio sono inserite nella Rete Ecologica Regionale come nodi primari, da cui si originano le principali connessioni ecologiche con le residue aree umide naturali della costa.

La campagna brindisina è un’area ad elevato sviluppo agricolo, nella quale la naturalità occupa solo il 2,1% dell’intera superficie e appare molto frammentata e con bassi livelli di connettività. Nell’entroterra è presente un paesaggio agrario in cui si trovano sia i tratti tipici dell’agricoltura tradizionale sia quelli delle coltivazioni intensive. Le formazioni boschive e a macchia mediterranea sono rappresentate per la gran parte da lembi piccoli e isolati, di notevole interesse biogeografico e conservazionistico, che rappresentano poco più dell’1% della superficie del territorio; inoltre le formazioni ad alto fusto sono per la maggior parte dovute a rimboschimenti a conifere. Sulla costa la situazione cambia, con la significativa presenza di aree umide: in tali siti la presenza di diversi habitat comunitari e prioritari ai sensi della Direttiva Habitat e la presenza di specie floristiche e faunistiche di interesse conservazionistico hanno portato alla individuazione di alcune aree protette a vario titolo, rientranti anche nella Rete Ecologica Regionale come nodi secondari da cui si originano le principali connessioni ecologiche con le residue aree naturali dell’interno. Particolarmente significativa la zona umida di Torre Guaceto, che è stata dichiarata zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar nel 1981 e Riserva dello Stato nel 1982, ed è anche ZSC (IT9140005) e ZPS (IT9140008). All’interno di questa area protetta, oltre alla zona umida, assumono particolare rilevanza naturalistica le formazioni di cordoni dunali, elevate fino anche a 10 m, che risultano in gran parte colonizzate da vegetazione xerofila (adattata a vivere in ambienti caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido) costituita dalla macchia a ginepri (habitat 2250 – Dune costiere con Juniperus spp.), mentre nell’entroterra è presente la foresta a leccio (Quercus ilex) (questo nucleo boschivo con la duna ad esso collegata rappresenta attualmente la parte di maggior pregio naturalistico della riserva di Torre Guaceto).

L’Arco Ionico tarantino, come detto sopra, è suddivisibile in tre elementi strutturali ben definiti: l’altopiano carsico delle Murge tarantine, il sistema di canyon delle gravine e la piana. L’insieme costituito da altopiano e gravine ha determinato le condizioni per l’insediamento di un ecosistema di elevato valore naturalistico e paesaggistico. Le formazioni forestali assumono particolare rilevanza: questa è l’unica area della Puglia e di tutta l’Europa occidentale dove si trova il fragno (Quercus trojana Webb), una quercia a distribuzione balcanica orientale, che solo qui forma boschi puri o comunque si presenta quasi sempre come specie dominante rispetto ad altre (leccio e roverella); tali formazioni sono riconosciute ai sensi della Direttiva Habitat come l’habitat d’interesse comunitario 9250 – Querceti a Quercus trojana. Altra specie arborea che qui vegeta con formazioni boschive di grande rilevanza è il pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.): tali formazioni, tra le poche autoctone presenti in Italia, sono costituite da popolamenti puri, con fitto sottobosco a macchia mediterranea. Di grande impatto paesaggistico è la colonizzazione da parte di questa formazione di alcune pareti a picco delle gravine; importanti anche le pinete pure quasi senza soluzione di continuità lungo tutta la costa sui sistemi dunali. Entrambe queste formazioni sono habitat prioritari ai sensi della Direttiva Habitat (2270 – Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster). Anche da un punto di vista faunistico questo territorio è molto importante, vista la presenza di molte specie rarissime. La zona costiera è caratterizzata dalla presenza della pineta ionica costiera, una delle pinete più vaste e importanti a livello nazionale, che si estende per circa 34 Km, dalla foce del Tara sino alla foce del Bradano, insediata su un frastagliato sistema di dune. L’insieme di tutti i valori ambientali descritti per questo territorio ha determinato l’istituzione di numerose aree protette a vario titolo: due Riserve Biogenetiche dello Stato, un Parco Naturale Regionale, due Riserve Naturali Orientate Regionali, una ZSC, quattro SIC e una ZPS , alcune di esse direttamente attraversate dal percorso. La tappa pubblica di Taranto interesserà la ZSC Mar Piccolo (IT9130004), risorgive sottomarine dove le acque di falda sotterranee risalgono in superficie.

 

Fonti:

Acta Plantarum (https://www.actaplantarum.org/)

Habitat Italia (http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp)

Lista Rossa IUCN Italiana (http://www.iucn.it/liste-rosse-italiane.php)

PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) della Puglia (https://www.paesaggiopuglia.it/pptr/il-pptr-quadro-sinottico.html)

Piano di gestione (PDG) e Regolamento (RE) del SIC Murgia di Sud – Est (http://sit.puglia.it/portal/portale_gestione_territorio/Documenti/PdgepWindow?azionelink=dettagliPdgep&action=2&denominazione=Murgia+di+Sud-Est&codiceEnte=IT9130005_AP