Elementi del paesaggio e aspetti naturalistici
Elementi del paesaggio
Quest’ultima settimana di percorso si snoda interamente lungo la costa: prima la costa tarantina e salentina ionica, con partenza da Taranto fino a Santa Maria di Leuca, la punta del tacco d’Italia; poi la costa salentina adriatica, fino alle Cesine, da dove si devia verso l’arrivo finale di questo tour, a Lecce. Il protagonista di questa settimana è quindi il Salento, di cui vengono interessati entrambi i territori in cui è suddiviso: il Tavoliere salentino e il Salento delle Serre.
Nella prima giornata si parte da Taranto e si continua ad attraversare l’Arco Ionico tarantino, già descritto nella scheda dedicata alla terza settimana di percorso. Ma si entra quasi subito nell’ambito del Tavoliere salentino, e nello specifico nella zona delle Murge tarantine (che nonostante il nome rientrano appunto in Salento). Questa parte, al confine tra le province di Taranto e Lecce, è un vasto bassopiano collinare a forma di arco: caratteri tipici di questa porzione dell’altopiano sono quelli di un tavolato che scende dolcemente verso il mare, interrotto da terrazzi. La monotonia di questo paesaggio è interrotta da incisioni più o meno accentuate, che vanno da semplici solchi a vere e proprie gravine (incisioni anche molto profonde scavate dalle acque meteoriche nella roccia calcarea). Il Tavoliere in generale si caratterizza, oltre che per la scarsa diffusione di pendenze significative (ad eccezione del primo tratto delle Murge tarantine appunto), per gli accumuli di terra rossa, per l’uso intenso del territorio a scopo agricolo e per la presenza di zone umide costiere. Il paesaggio agricolo, nella parte occidentale ionica, si caratterizza per un variegato mosaico di vigneti, oliveti, seminativi, colture orticole e pascolo; la parte orientale adriatica invece, a nord è fortemente urbanizzata, vi è una grande prevalenza di oliveti, talvolta sotto forma di monocoltura (i paesaggi della monocoltura dell’oliveto a trama fitta sono tra i paesaggi rurali maggiormente caratterizzanti e rappresentativi del Tavoliere Salentino), e un fitto corredo di muretti a secco e ripari in pietra, mentre a sud è più naturale, e vi si trovano ampie fasce di vegetazione arbustiva e forestale, che si alternano a laghi costieri ed ampie estensioni a pascolo. Infine, il territorio intorno a Lecce è occupato dalla coltura del vigneto (areali di produzione dei vini DOC). Anche il paesaggio costiero presenta delle peculiarità diversificate tra occidentale e orientale. Quello occidentale ionico, denominato “sistema delle ville storiche di Nardò e fronte delle marine dell’Arneo”, include sia una morfologia bassa sabbiosa o in roccia tenera, sia una morfologia alta e rocciosa. L’intero tratto costiero che da Torre S. Isidoro si estende fino alle marine orientali tarantine, con cordoni dunali alti fino a 10 m, spiagge bianche, fondali semitropicali, sarebbe uno dei litorali più belli della Puglia dal punto di vista naturalistico se non fosse che il processo di antropizzazione della costa innescato dalle opere di bonifica e l’abusivismo edilizio successivo hanno devastato l’area. Nonostante ciò, il litorale ionico del Tavoliere salentino presenta beni patrimoniali di grande valore naturalistico e paesaggistico. Si pensi al grandioso sistema di ville e giardini denominato Cenate Nuove, nato a fine Ottocento quando esponenti dell’aristocrazia e della nuova borghesia locale iniziano a costruire sontuose residenze estive di villeggiatura con uno stile architettonico abbastanza eclettico. Si segnala inoltre l’area protetta di Porto Selvaggio, istituita nel 1980, che rappresenta uno dei pochi areali ad alto grado di naturalità dell’intero Salento (non a caso include anche tre ZSC al suo interno: IT9150013, IT9150024, IT9150007). Un altro habitat di inestimabile valore botanico e paesaggistico è rappresentato dal sistema dunale sul litorale nord-occidentale di Porto Cesareo (ZSC IT9150028), dove la duna conserva ancora un’imponente formazione di ginepri, con esemplari arborei talora di rilievo, oltre che l’unica stazione nota nel Salento di uva marina (Efedra Distachia), una specie molto rara a rischio di estinzione in Italia. La parte orientale adriatica è denominata invece “cintura di aree umide della costa salentina centro-orientale”. La parte più a nord di questa costa, da Torre San Gennaro sino a Torre Specchia Ruggeri, è caratterizzata da un lungo tratto di arenile sabbioso, con spiagge poco profonde, delimitate da un cordone dunale discontinuo, con dune alte anche 10 m, alle cui spalle si estendono vaste aree umide oggi largamente bonificate. La parte più a sud è invece una costa prevalentemente rocciosa e frastagliata, dove si aprono numerose grotte, e caratterizzata dalla presenza di falesie, alcune anche molto elevate (come a Torre dell’Orso, dove arriva fino a 15 m d’altezza). Prima dell’avvio delle opere di bonifica la costa salentina adriatica non era molto abitata: l’unica presenza costruita lungo la costa era rappresentata dal fitto sistema di torri di allerta, presenti ancora oggi e che sono una caratteristica del paesaggio costiero salentino. Dopo le bonifiche si è assistito a uno sviluppo urbanistico incontrollato e ad abusivismo. Malgrado ciò, la costa adriatica del Tavoliere salentino è ancora caratterizzata da areali ad alto grado di naturalità di rilevanza assoluta. Un bene patrimoniale di notevole valore è rappresentato dal tipico sistema costiero formato in sequenza da spiaggia, cordone dunale ricoperto da macchia o pineta, e aree umide retrodunali, qui alimentate dalla linea di affioramento delle risorgive carsiche e dalle acque provenienti dalle campagne circostanti. Questo sistema ha un grande valore ecologico perché permette lo sviluppo di importanti elementi di biodiversità e perché rappresenta l’unico sistema realmente efficace contro l’erosione costiera naturale.
La parte più meridionale del Salento rientra nel territorio denominato Salento delle Serre. Come tutto il resto della Puglia, questo territorio si è formato in seguito a processi di modellamento carsico, e il paesaggio è quindi caratterizzato dalla presenza delle doline; rispetto alle altre zone della regione, di particolare c’è la forte presenza delle voragini (forme, parzialmente epigee e parzialmente ipogee, risultato di un’attività carsica concentrata in zone ristrette, corrispondenti a depressioni naturali, alcune di dimensioni anche significative). Le Serre, da cui il territorio prende il nome, sono un sistema di creste calcaree che emergono dalla piana circostante e raggiungono la massima altezza intorno ai 200 m in corrispondenza della Serra di S. Eleuterio. Tutto il territorio è interessato da una diffusa attività agricola; sebbene la coltivazione dell’olivo sia quella dominante, il mosaico agrario si differenzia a livello locale: nelle alture delle serre domina la monocoltura dell’oliveto (che è quella con la più alta valenza ecologica), mentre il seminativo e altre colture permanenti come vigneto e frutteto sono presenti in misura minore; nel retroterra costiero occidentale sono presenti associazioni di oliveto/seminativo e di vigneto/seminativo (quest’ultimo presente unicamente in questo territorio); lungo la costa orientale sono presenti i seminativi frammisti a sistemi silvo-pastorali; la costa occidentale risulta invece caratterizzata dalla presenza di forte antropizzazione, che determina un paesaggio rurale frammentato. Per quanto riguarda i territori costieri, questi sono fortemente diversificati, tanto da permettere di individuare due paesaggi costieri differenti. La costa salentina adriatica, che va da Otranto a S. Maria di Leuca, è chiamata “De Finibus Terrae”, ed è di forte impatto paesaggistico e scenografico, con un’estesa falesia continua, alta e rocciosa, ricca di grotte marine visitabili sia da mare che da terra (molto conosciuta è la grotta Zinzulusa), cavità, incisioni e insenature. Una menzione particolare meritano: Leuca, l’estrema punta del tacco d’Italia, De Finibus Terrae appunto, con il faro ottocentesco e il Santuario di Santa Maria; il faro di Punta Palascia, vicino Otranto, sito nel punto più ad est d’Italia e che è uno dei cinque fari del Mar Mediterraneo posti sotto tutela dalla Commissione Europea; il sistema di ville in stile liberty e art déco, costruito tra il XIX e il XX secolo nei territori di Leuca, Tricase, Castro, Santa Cesarea Terme e Marina di Novaglie. La costa salentina ionica, che va da Torre Vado a Torre d’Alto Lido, è chiamata “Fronte delle marine gallipoline”, è prevalentemente sabbiosa ed intervallata solo da brevi tratti di costa rocciosa bassa, e sono molto diffusi i sistemi dunali con aree umide retrodunali, che sono state bonificate. La città più rappresentativa della zona è Gallipoli, città-porto di origine greca, dal vasto patrimonio architettonico. Infine, merita una menzione la grande spiaggia delle Pesculuse, estesa per ben 12 km.
Il percorso termina a Lecce, capoluogo del Salento: città di origine messapica (antecedente quindi all’epoca della conquista da parte di Roma), caratterizzata dalla presenza di rilevanti resti archeologici, ma famosa per la sua architettura barocca, dallo stile talmente particolare che è stato denominato barocco leccese, e costruita quasi interamente con la pietra leccese, pietra calcarea tipica di queste terre (dove non a caso si segnala la presenza di numerose cave estrattive).
Aspetti naturalistici
Il Tavoliere salentino è caratterizzato da una naturalità abbastanza limitata in termini di estensione (circa il 9% della superficie), ma significativa in termini di rilevanza naturalistica, soprattutto nella fascia costiera, sia adriatica che ionica. Si segnala infatti la presenza di numerosi habitat d’interesse comunitario e alcune zone umide essenziali per lo svernamento e la migrazione dell’avifauna. In questo territorio è presente una delle maggiori biodiversità in termini di habitat d’interesse comunitario (15 individuati, di cui 7 prioritari): si tratta di habitat di grande importanza in quanto tipici delle zone di transizione costiere, con formazioni vegetazionali forestali anche su duna. Queste aree sono purtroppo frammentate perché interrotte da aree urbanizzate: per consentire quindi la conservazione della biodiversità sono state istituite numerose aree protette, di piccola o limitata estensione, ubicate lungo la fascia costiera. Sono presenti infatti 4 aree protette regionali, una riserva naturale dello Stato, che è nel contempo anche zona Ramsar e ZPS (Le Cesine), un’area marina protetta statale (Porto Cesareo), 15 ZSC (una decina di questi vengono direttamente attraversati dal percorso del Progetto). Particolarmente significativa sulla costa adriatica è Le Cesine (che è sia ZSC, IT9150032 che ZPS, IT9150014, che Riserva naturale), importante zona umida caratterizzata da una successione di ambienti, spiagge sabbiose, stagni retrodunali, pinete, bosco sempreverde e macchia mediterranea. Altro sito significativo sono i Laghi Alimini (ZSC IT9150011), un sistema costiero caratterizzato da spiagge sabbiose, estesi cordoni dunali, bacini umidi, pinete, bosco sempreverde e macchia mediterranea (con rare specie quali l’erica pugliese, Erica forskalii). I due laghi costieri sono comunicanti ma la loro genesi è completamente diversa: il lago Fontanelle è di origine carsica, derivato dallo sprofondamento di un sistema di risorgive, e le sue acque sono dolci; il lago Alimini Grande si è originato attraverso la chiusura di un seno marino con un cordone dunale e presenta diversi livelli di salinità delle acque. Infine, sulla costa ionica, il sito Porto Selvaggio e Palude del Capitano (Parco Naturale Regionale che racchiude anche tre ZSC, IT9150013, IT9150024, IT9150007) è particolarmente importante, perché è un tratto integro con presenza di sorgenti, macchia mediterranea ed un fitto rimboschimento, caratterizzato da una baia naturale con alte falesie che sprofondano in un mare cristallino; altri elementi significativi sono la fitta pineta, la macchia mediterranea e gli elementi architettonici delle Torri costiere.
Il Salento delle Serre, sebbene non sia caratterizzato da elevata naturalità (che si è conservata quasi esclusivamente lungo le dorsali delle Serre a causa della maggiore pendenza che ha impedito la coltivazione), è però contraddistinto da una elevata biodiversità in termini di habitat d’interesse comunitario: ne sono stati infatti individuati 16, di cui 6 prioritari. Si tratta di habitat di grande importanza in quanto tipici delle zone di transizione costiera, con formazioni forestali anche su duna. Esiste una differenza piuttosto evidente in termini di elementi di naturalità tra le due coste. La costa ionica, bassa, con spiagge sabbiose intervallate da tratti rocciosi che assumono andamento di ripide falesie, presenta maggiore variabilità ambientale: sono presenti zone umide, formazioni a bosco/macchia, con biodiversità significativa soprattutto per la presenza di numerosi habitat d’interesse comunitario e aree essenziali per lo svernamento e la migrazione delle specie di uccelli. La costa adriatica è, invece, caratterizzata da un sistema uniforme di alte falesie rocciose di grande valore naturalistico e paesaggistico, uno dei tratti più estesi e integri d’Italia. Questi valori hanno portato all’individuazione lungo la fascia costiera di diverse aree protette o d’interesse comunitario. Tutto il tratto di costa adriatica, oltre ad essere individuato come ZSC (Costa Otranto – Santa Maria di Leuca, IT9150002), è quasi totalmente inserito nel Parco Naturale Regionale “Costa Otranto-S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase” (istituito con Legge Regionale n. 30 del 2006). Questa è l’area più orientale d’Italia, e presenta una serie di elementi di pregio da un punto di vista naturalistico: la vegetazione, che è di origine balcanica, è di rilevante valore biogeografico; la flora è ricca anche di rari endemismi inseriti in “Lista Rossa” dell’IUCN perché considerati a rischio; è un interessante passaggio migratorio per l’avifauna; significativa anche la presenza di Rettili e Chirotteri nelle grotte costiere; segnalate rare specie vegetali e animali che vivono in ambienti sotterranei (in particolare nella Grotta Zinzulusa). Inoltre, questo tratto di costa è stata l’ultima area di presenza regionale del mammifero più raro d’Europa, la foca monaca (Monachus monachus). Lungo il tratto di costa ionica sono state individuate diverse ZSC e due aree protette regionali: il Parco Naturale Regionale “Isola di S. Andrea – Litorale di Punta Pizzo” (anche ZPS, IT9150015) e il Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento” (anche ZSC, IT9150009). Il primo presenta un sistema costiero con diversi ambienti di notevole importanza: macchia mediterranea, pseudosteppe mediterranee, ambienti umidi e acquitrinosi. Di grande interesse naturalistico, geo-morfologico e paesaggistico è l’isola di Sant’Andrea, che ospita una colonia nidificante gabbiano corso (Larus audouinii), una specie molto rara, prioritaria in Europa: quella presente sull’isola è l’unica colonia conosciuta di questa specie su tutto il versante ionico e adriatico d’Italia. Il Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento” è costituito da una serie di bacini costieri di origine artificiale, con un cordone dunale lungo la fascia costiera caratterizzato da una vegetazione a ginepri e da una pineta retrodunale a pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.), di origine artificiale ma ormai naturalizzata.
Fonti:
Acta Plantarum (https://www.actaplantarum.org/)
Habitat Italia (http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp)
Lista Rossa IUCN Italiana (http://www.iucn.it/liste-rosse-italiane.php)
PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) della Puglia (https://www.paesaggiopuglia.it/pptr/il-pptr-quadro-sinottico.html)