Elementi del paesaggio e aspetti naturalistici
Paesaggio – I settimana
Le prime 2 tappe del percorso attraversano l’ambito della pianura costiera occidentale della Sicilia. Il territorio costiero che dalle pendici occidentali di Monte S. Giuliano si estende fino a comprendere i litorali della Sicilia sud-occidentale è costituito da una bassa piattaforma calcareo-arenacea con debole inclinazione verso la costa bordata dalle caratteristiche saline, da spiagge strette limitate da terrazzi e, sulla costa meridionale, da ampi sistemi dunali. Le placche calcarenitiche delle Isole Egadi e dello Stagnone di Marsala costituiscono un paesaggio unico compreso in un grande sistema paesaggistico che abbraccia Monte S. Giuliano, la falce di Trapani e l’arcipelago delle Egadi (1° tappa).
Durante questa tappa si incontra il complesso sistema di Protezione costituito dalle ZSC delle “Saline di Trapani e delle Isole dello Stagnone di Marsala” (interamente ricomprese nella ZPS “Stagnone di Marsala e Saline di Trapani”), cui si sovrappongono i regimi di protezione regionali (Riserva naturale integrale “Saline di Trapani e Paceco” e Riserva naturale regionale “Isole dello Stagnone di Marsala”) oltre alla Zona Ramsar “Saline di Trapani e Paceco”. Le parti terminali di diversi corsi d’acqua di portata incostante o nulla durante le stagioni asciutte, anche se fortemente alterate da interventi sulle sponde e sulle foci, segnano il paesaggio. Sistema di grande interesse naturalistico-ambientale è la foce del Belice (2° tappa).
Il paesaggio vegetale antropico modellato dall’agricoltura è largamente prevalente ed è caratterizzato dal vigneto nell’area settentrionale e dal oliveto nel territorio compreso fra Castelvetrano e la costa. Il paesaggio è inoltre caratterizzato da mosaici colturali di piantagioni arboree e legnose in prossimità dei centri abitati. L’agrumeto è prevalentemente concentrato nei “giardini” ottenuti dalla frantumazione dello strato di roccia superficiale delle “sciare”. Le terre rosse ed i terreni più fertili ed intensamente coltivati cedono il posto, nel territorio di Marsala, alle “sciare”, costituite da un caratteristico crostone calcarenitico, un tempo interamente coperto da una macchia bassa a palma nana ed oggi progressivamente aggredito da cave a fossa e dalle colture insediate sui substrati più fertili affioranti dopo le successive frantumazioni dello strato roccioso superficiale. Il paesaggio vegetale naturale in assenza di formazioni forestali è costituito da sparse formazioni di macchia sui substrati più sfavorevoli per l’agricoltura, (macchia a palma nana delle “sciare” di Marsala e di Capo Granitola) dalle formazioni legate alla presenza delle lagune costiere e degli specchi d’acqua naturali di Preola e dei Gorghi Tondi, da quelle insediate sulle formazioni dunali e rocciose costiere. Questa tappa lambisce il Sito Natura 2000 “Laghetti di Preola e Gorghi Tondi e Sciare di Mazara” (ZSC/ZPS), attraversa il “Sistema dunale Capo Granitola, Porto Palo e Foce del Belice” (ZSC) e passa poco distante dalle due Riserve naturali di “Lago Preola e Gorghi Tondi” e “Foce del Fiume Belice e dune limitrofe”, la prima delle quali è anche Zona Ramsar “Laghi di Murana, Preola e Gorghi Tondi”. Nella 3° e 4° tappa si entra nell’ambito paesaggistico delle colline della Sicilia centro-meridionale, caratterizzato dal paesaggio dell’altopiano interno, con rilievi che degradano dolcemente al Mar d’Africa, solcati da fiumi e torrenti che tracciano ampi solchi profondi e sinuosi (valli del Platani e del Salso).
Il percorso della 3° tappa si svolge interamente vicino alla costa; il paesaggio costiero, aperto verso il Mare d’Africa, è caratterizzato da numerose piccole spiagge delimitate dalle colline che giungono a mare con inclinazioni diverse formando brevi balze e declivi. L’alternarsi di coste a pianure di dune e spiagge strette limitate da scarpate di terrazzi, interrotte a volte dal corso dei fiumi e torrenti (Verdura, Magazzolo, Platani) connota il paesaggio di questo ambito. La costa lievemente sinuosa non ha insenature significative e in particolari zone il paesaggio è di eccezionale bellezza (Capo Bianco, Scala dei Turchi) ancora non alterato e poco compromesso da urbanizzazioni e da case di villeggiatura ma soggetto a forti rischi e a pressioni insediative. La notevole pressione antropica negli ultimi decenni ha arrecato gravi alterazioni al paesaggio naturale e al paesaggio antropico tradizionale e ha messo anche in pericolo beni unici di eccezionale valore quali la Valle dei Templi di Agrigento. La siccità aggravata dalla ventosità, dalla forte evaporazione e dalla natura spesso impermeabile dei terreni, è causa di un forte degrado dell’ambiente, riscontrabile maggiormente nei corsi d’acqua che, nonostante la lunghezza, risultano compromessi dal loro carattere torrenziale. Sempre nella 3° tappa con una piccola deviazione ci si può addentrare nella “Riserva naturale Foce del Fiume Platani” e dopo pochi chilometri attraversare la porzione settentrionale della “Riserva naturale orientata Torre Salsa. Nella 4° tappa il percorso si addentra nel paesaggio dell’altopiano, con colline basse di altezza compresa fra 400 e 600 metri. I rilievi solo raramente si avvicinano ai 1000 metri di altezza nella parte settentrionale, dove sono presenti masse piuttosto ampie e ondulate, versanti con medie e dolci pendenze, dorsali e cime arrotondate. Il modellamento poco accentuato è rotto qua e là da spuntoni sassosi che conferiscono particolari forme al paesaggio. Le stagioni definiscono aspetti diversi del paesaggio con il mutare della vegetazione e dei suoi colori. Nel dopoguerra il paesaggio agrario ha cambiato fortemente la propria identità economica legata alle colture estensive del latifondo e alle attività estrattive, principalmente di zolfo e salgemma, sviluppando nuove colture quali il vigneto e l’ agrumeto, e/o potenziando le colture tradizionali come oliveto e mandorleto. Il fattore di maggiore caratterizzazione è la natura del suolo prevalentemente gessoso o argilloso che limita le possibilità agrarie, favorendo la sopravvivenza della vecchia economia latifondista cerealicola-pastorale. I campi privi di alberi e di abitazioni denunciano ancora il prevalere dei caratteri del latifondo cerealicolo. L’organizzazione del territorio conserva ancora la struttura insediativa delle città rurali arroccate sulle alture create con la colonizzazione baronale del 500 e 700. Questi centri, in generale poveri di funzioni urbane terziarie nonostante la notevole espansione periferica degli abitati, mantengono la loro vocazione agricola. L’avvento di nuove colture ha determinato un diverso carattere del paesaggio agrario meno omogeneo e più frammentato rispetto al passato. Vasti terreni marginali, di ridotta fertilità per la natura argillosa e arenacea del suolo, sono destinati al seminativo asciutto o al pascolo.
Gli estesi campi di grano testimoniano il ruolo storico di questa coltura, ricordando il latifondo sopravvissuto nelle zone più montane, spoglie di alberi e di case. Molti sono i vigneti, che rappresentano una delle maggiori risorse economiche del territorio; oliveti e mandorleti occupano buona parte dell’altopiano risalendo anche nelle zone più collinari. I centri storici, in prevalenza città di fondazione, presentano un disegno dell’impianto urbano che è strettamente connesso a particolari elementi morfologici (la rocca, la sella, il versante, la cresta….) ed è costituito fondamentalmente dall’aggregazione della casa contadina.
La tappa include Caltanissetta, la maggiore città della Sicilia interna. Il suo ruolo ha subito una involuzione rispetto al secolo scorso, quando concentrava il capitale dell’industria zolfifera e della cerealicoltura dell’altopiano centrale. Le trasformazioni colturali hanno posto Canicattì al centro di una vasta area agricola che, trasformatasi nell’ultimo ventennio con vigneti di pregio, costituisce un elemento emergente e di differenziazione del paesaggio agrario. Il popolamento della costa, tutt’altro che scarso nei tempi antichi come testimoniano i famosi resti archeologici di città, di santuari e di ville, diviene successivamente limitato e riflette il difficile rapporto intrattenuto nei secoli con le coste del Nord Africa. In quest’ultima tappa settimanale si incontrano poche zone protette ma con regimi di protezione sovrapposti: la ZSC “Maccalube di Aragona” che include l’omonima Riserva naturale integrale, la ZSC/ZPS “Monte Conca” coincidenti con l’omonima Riserva naturale integrale e la ZSC “Lago Soprano” comprendente l’omonima Riserva naturale. L’ultima tappa attraversa l’area urbana di Agrigento-Porto Empedocle in cui è presente la maggiore concentrazione insediativa costiera. L’impoverimento del paesaggio è accresciuto dalle opere di difesa idraulica che incautamente hanno innalzato alte sponde di cemento sopprimendo ogni forma di vita vegetale sulle rive.
Il paesaggio è segnato dalle valli del Belice, del Salito, del Gallo d’oro, del Platani e dell’Imera Meridionale (Salso). I fiumi creano nel loro articolato percorso paesaggi e ambienti unici e suggestivi, caratterizzati da larghi letti fluviali isteriliti nel periodo estivo e dalla natura solitaria delle valli coltivate e non abitate. Il Platani scorre in una aperta valle a fondo sabbioso, piano e terrazzato, serpeggiando in un ricco disegno di meandri. La varietà di scorci paesaggistici offerti dai diversi aspetti che il fiume assume, dilatandosi nella valle per la ramificazione degli alvei o contraendosi per il paesaggio tra strette gole scavate nelle rocce, è certamente una delle componenti della sua bellezza.
Le colture sono per lo più vigneti, qualche mandorleto o frutteto, verdeggianti distese che contrastano con le colline marnose, rotte qua e là da calanchi e da spuntoni rocciosi, o con le stratificazioni mioceniche di argille gessose e sabbiose. I rivestimenti boschivi sono rarissimi e spesso ad eucalipti. L’ambiente steppico, le pareti rocciose, i calanchi e l’acqua sono le componenti naturali più importanti della valle dell’Imera. Il fiume nasce dalle Madonie e attraversa tutto l’altopiano centrale con un corso tortuoso, incassato in profonde gole; percorre la regione delle zolfare tra Caltanissetta ed Enna e il bacino minerario di Sommatino e disegnando lunghi meandri nella piana di Licata si versa in mare ad est della città. Le colture del mandorlo, dell’olivo, del pistacchio e del seminativo ricoprono i versanti della valle mentre la vegetazione steppica si è sviluppata nelle zone a forte pendenza. Ampie superfici di ripopolamenti forestali del passato ad eucalipti e pini hanno alterato il paesaggio degradando la vegetazione naturale.
Box informativi

Le tappe del percorso




