Elementi del paesaggio e aspetti naturalistici

Elementi del paesaggio e aspetti naturalistici

Il percorso si divide in due parti ben distinte: una prima parte che interessa la porzione nord-orientale della regione Friuli Venezia Giulia, che dalle Alpi e Prealpi Giulie arriva in pianura fino a Spilimbergo; una seconda parte, ad Occidente, che dalle Dolomiti friulane scende in pianura sino a Pordenone.

La prima parte del percorso prende il via nel settore più nord-orientale d’Italia, in corrispondenza del Lago superiore di Fusine e, dopo pochi metri, costeggia il Lago inferiore di Fusine. I due laghetti, di origine glaciale, sorgono in una conca interamente circondata da rilievi montuosi, dai versanti molto acclivi,  costituiti da rocce dolomitiche e calcari.

Le montagne che costituiscono le Alpi e le Prealpi Giulie sono piuttosto omogenee sotto il profilo litologico e geomorfologico: sono costituite da rocce dolomitiche e calcaree, con versanti acclivi solcati da incisioni torrentizie nette e pronunciate, mentre alle quote più elevate sono caratterizzate da ambienti rocciosi, rupi verticali, ghiaioni, disposti in falde o conoidi, anche con forme (piccoli circhi e vallecole ad “U”) riconducibili all’azione dei ghiacci delle più recenti glaciazioni quaternarie.

In corrispondenza dell’abitato di Fusine in Valromana, il percorso piega verso Ovest, mantenedosi sul fondovalle sino a Tarvisio, poi sino all’abitato di Valbruna. La morfologia è caratterizzata da tratti perfettamente pianeggianti con presenza di terrazzi fluviali; tratti debolmente ondulati in corrispondenza di accumuli detritici alle pendici dei versanti adiacenti e piccoli tratti blandamente collinari per lo più riconducibili ad accumuli morenici. Dal punto di vista idrografico è interessante sottolineare che in prossimità dell’abitato di Camporosso in Valcanale è localizzato lo spartiacque tra i corsi d’acqua che drenano verso il bacino del Fiume Danubio e quelli invece del bacino idrografico del Fiume Tagliamento.

All’altezza dell’abitato di Valbruna il percorso compie una deviazione verso Sud incuneandosi nella valle del Torrente Saisera fino a raggiungere l’omonima malga situata alla testata della valle. In questo tratto il paesaggio montuoso è caratterizzato, come nel tratto iniziale, da versanti acclivi di montagne dolomitiche; dal punto di vista geomorfologico sono da notare alvei di torrenti costituiti da una spessa coltre di materiale detritico e ciottoloso, dal regime idrico intermittente, cosiddetti “greti” di cui si avranno esempi maestosi più avanti nel percorso.

Tornando a Valbruna il percorso prosegue nel fondovalle in direzione circa Est-Ovest lungo il corso del Torrente Fella, fino all’abitato di Pontebba ove piega verso Sud, raggiungendo dapprima Chiusaforte, poi Resiutta, con deviazione sino a Prato di Resia lungo la valle dell’omonimo torrente. Di particolare interesse paesaggistico ed ecologico sono i  greti del Torrente Fella e più a valle quello del Fiume Tagliamento, costituiti da enormi quantità di materiale alluvionale di origine fluvio-glaciale, derivante dallo sgretolamento delle rocce dolomitiche dei rilievi circostanti. Essi occupano letti molto ampi, anche fino a diverse centinaia di metri, all’interno dei quali il corso d’acqua vero e proprio è libero di divagare con portate estremamente variabili nel corso dell’anno. Rispetto al corso base dei fiumi, si riconoscono lembi rialzati pianeggianti di terrazzi fluviali, inondabili in occasione di eventi di piena rilevanti.

I paesi attraversati dal percorso, Carnia, Venzone, Portis ed altri piccoli borghi ricordano il disastroso terremoto del 1976: quasi totalmente distrutti, oggi sono stati completamente ricostruiti.

Il percorso lascia il paesaggio montano delle Alpi e delle Prealpi Giulie ad Ospedaletto, entra in pianura, segue e attraversa più volte il corso del Fiume Tagliamento per poi entrare in un’area, prossima al Monte Ragogna e al lago omonimo, caratterizzata da basse colline e morbidi rilievi, costituiti da depositi glaciali morenici.

Successivamente il percorso prosegue in pianura verso Sud e raggiunge Spilimbergo.

La seconda parte del percorso parte da Erto, piccolo centro abitato posto tra rilievi montuosi in sinistra idrografica del Fiume Piave costituiti da rocce dolomitiche e calcaree, con versanti a medio-alta acclività e valli a “V” profondamente incise. Dopo l’abitato, il percorso attraversa i terreni che furono l’accumulo della frana che si staccò dal Monte Toc nel 1963 e che provocò il “disastro della diga del Vajont”. Essa riversò nelle acque del lago tonnellate di metri cubi di roccia e materiale detritico, causando la tracimazione delle acque al di sopra della diga, che inondarono e distrussero completamente i paesi a valle tra cui Erto e Longarone.  Sono anche oggi visibili, lungo la sponda sud-orientale del Lago del Vajont, segni evidenti di processi erosivi in atto, nicchie di distacco con accumuli incoerenti alla base, segni evidenti di instabilità dei versanti.

Dopo il Lago del Vajont, il percorso entra nella Val di Tuora per raggiungere a Cimolais la conca pianeggiante, interamente circondata da montagne dolomitiche, al fondo della quale scorre il Torrente Cimoliana, che poco a valle di Claut confluisce nel Torrente Cellina. Il percorso a questo punto segue il Torrente Cellina, altro esempio di greto alpino al fondo di una valle montana dai ripidi versanti, crinali accentuati e profonde incisioni torrentizie secondarie.  Il percorso si interrompe subito dopo il Lago artificiale di Barcis poiché la strada è chiusa all’inizio della Forra del Torrente Cellina: un magnifico esempio di erosione fluviale su calcari. L’aspetto morfologico è quello tipico di un canyon, uno dei più spettacolari d’Italia, con pareti verticali e imponenti fenomeni di erosione fluviale, chiamate “marmitte dei giganti”.

Il percorso riparte in pianura, a Maniago, continuando a seguire il corso del Torrente Cellina, che qui ora si allarga in un letto sempre più ampio. L’acqua vi scorre con un andamento a “rami intrecciati”, tipico di corsi d’acqua caratterizzati da brusche e cospicue variazioni di portata e con abbondante trasporto solido.

Dirigendosi verso Ovest, il percorso arriva a lambire le pendici meridionali dell’Altopiano di Cansiglio, vasto altopiano carsico, la cui superficie sommitale è semipianeggiante e ove sono molto diffuse le forme carsiche, quali Karren e doline. L’altopiano è bordato a Est, a Ovest e a Sud da versanti a elevata acclività a tratti sub-verticali.

L’ultimo tratto del percorso è in pianura, raggiunge Pordenone, con un tragitto circolare aggira l’abitato di Cordenons e termina entrando nuovamente a Pordenone. In questo tratto, in particolare nell’area ad Est tra l’abitato di Cordenons ed il Fiume Meduna, sono da segnalare le “risorgive di Vinchiaruzzo”. Le risorgive rappresentano aree di emergenza della falda, ove l’acqua riaffiora a causa del contatto tra sedimenti diversi a differenti livelli di permeabilità.

 

Aspetti naturalistici

Il percorso prende avvio all’interno della ZSC Conca di Fusine in prossimità del lago superiore e si snoda verso Nord attraverso un esteso bosco misto di faggio e abete rosso (peccio), in parte naturale, in parte derivato da pratiche selvicolturali. Giunto a valle, dopo un tratto aperto attraverso prati da sfalcio, si dirige in direzione Ovest inoltrandosi nuovamente nella faggeta e, dopo l’abitato di Fusine in Valromana, prima in estesi rimboschimenti ad abete rosso, poi in un ambiente maggiormente variegato ed influenzato dalla presenza dell’uomo con alternanza di peccete, prati e cespuglieti fino all’abitato di Tarvisio e poi a quello di Valbruna. Qui devia verso Sud lungo il Torrente Saisera fino alla testata dell’omonima valle dominata dal grande complesso montuoso del Jof di Montasio (la cima più alta delle Alpi Giulie italiane, 2753 m) e Jof Fuart (ZSC), attraversando lembi di pinete a pino nero e pino silvestre, faggete miste, peccete e mughete, mentre le pareti rocciose in lontananza lasciano solo immaginare la tipica vegetazione caratteristica dei ghiaioni e delle rupi calcaree. Si ritorna a Valbruna e da qui verso Ovest lungo la Val Canale, seguendo il corso del Fiume Fella, che scorre in un ampio alveo ciottoloso, attraverso un mosaico di ambienti costituito per lo più da prati da sfalcio e lembi di pecceta. Degna di nota, poco dopo l’abitato di Malborghetto sulla sponda opposta del fiume, la pineta a pino nero ricca di fauna tutelata dalla Riserva Statale Cucco. In corrispondenza dell’abitato di Pontebba si torna in direzione Sud, sempre lungo il corso del Fella, costeggiando inizialmente un bosco di carpino nero sulla destra e poi attraversando estese pinete a pino nero e pino silvestre. In corrispondenza dell’abitato di Resiutta si attraversa un querceto a roverella e si prosegue verso Est lungo il Torrente Resia fino all’abitato di Prato di Resia.

Di qui si torna a Resiutta costeggiando il Torrente Resia e poi verso Ovest lungo il Fiume Fella mantenendo sempre sullo sfondo in sinistra idrografica le Prealpi Giulie Settentrionali (ZSC) i cui versanti ospitano una grande varietà di ambienti quali faggete, pinete a pino nero, mughete, brughiere, praterie e, nelle zone più acclivi, ghiaioni e rupi. Il percorso attraversa il Fella in due punti, prima in prossimità di Moggio Udinese e poi dell’abitato di Carnia, permettendo di osservare l’ampio alveo ghiaioso con la tipica vegetazione scarsa e discontinua. Si punta quindi a Sud lungo il Tagliamento fino ad Ospedaletto dove si entra nella ZSC Lago Minisini e Rivoli Bianchi con ambienti di interesse comunitario quali le praterie magre illiriche, le pinete a pino nero e alcuni habitat acquatici. La vegetazione sulle sponde del lago presenta la sua massima copertura nel periodo tardo estivo. Si passa il Tagliamento all’altezza del ponte di Braulins e si attraversa la ZSC Valle del medio corso, con la Riserva naturale del Lago di Cornino. Si tratta di un’area prealpina con biotopi molto diversificati, fra cui quelli di risorgiva, che ospitano un ricco popolamento animale. Dopo l’abitato di Cornino si attraversa il Tagliamento e si prosegue verso Sud fino ad attraversarlo di nuovo in corrispondenza del confine meridionale della ZSC Greto del Tagliamento con un punto di osservazione privilegiato sull’ampia distesa ghiaiosa con vegetazione pioniera.

Dalla diga del Vajont il percorso si dirige verso Est lambendo le Dolomiti Friulane (ZSC), area montuosa scarsamente antropizzata che ospita numerosi habitat di interesse comunitario prioritario. Si segue quindi il corso del Torrente Cellina fino al lago di Barcis e all’imbocco della Forra del Cellina (ZSC) strettissima valle con pareti ripide e tipica vegetazione rupestre.

Da Maniago il percorso corre sul greto del Cellina all’interno di un’area di particolare rilevanza paesaggistica e fitogeografica per la presenza dei magredi (ZSC Magredi del Cellina e ZPS Magredi di Pordenone), praterie su suoli aridi tipiche della pianura friulana. Il percorso si chiude a Pordenone dopo un ampio giro nella pianura a vocazione agricola, attraversando nella parte più settentrionale il Biotopo dei Magredi di San Quirino.

 

 

Dati di base

Carta delle Unità fisiografiche dei Paesaggi Italiani (Carta della Natura alla scala 1:250.000)

Formulari standard dei siti di interesse comunitario (http://www.minambiente.it/pagina/schede-e-cartografie)

Manuale Italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE (http://vnr.unipg.it/habitat/)

 

ANALISI E STUDI NATURALISTICI, CENSIMENTI E ATTIVITÀ PROPEDEUTICHE AL PIANO DI GESTIONE DELLA ZSC IT3320006 CONCA DI FUSINE. Estratto. http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA203/FOGLIA61/allegati/estratto_RELAZIONE_FUSINE.pdf

 

Piano di Gestione Siti Natura 2000 – IT3320013 Lago Minisini e Rivoli Bianchi. http://mtom.regione.fvg.it/storage//2018_553/Allegato%201%20alla%20Delibera%20553-2018.pdf