La Calendula maritima
La Calendula maritima è una specie erbacea annuale e sebbene la fioritura sia legata ai mesi di maggio e giugno non è raro vedere fiori anche durante i mesi invernali.
Il nome del genere deriva dal latino ‘calendae‘, il primo giorno del mese nel calendario romano: allusione alla fioritura che si protrae per parecchi mesi (calende greche…).
Ѐ endemica della Sicilia ma ormai rarissima. Legata ad ambienti litorali sabbiosi e ghiaiosi in aree aperte, su substrati salati, ricchi di azoto, sugli accumuli di Posidonia oceanica e alghe, legata insomma a condizioni ecologiche che per la maggior parte delle altre specie vegetali costituiscono un limite invalicabile.
La sua sopravvivenza è minacciata dalle attività di ripristino e pulizia del litorale in previsione della stagione balneare ma anche da un’altra caratteristica di questa specie: la sua elevata capacità di ibridazione con una specie simile ma molto diffusa, la Calendula fulgida.
Tali ragioni le hanno valso l’inserimento nella “lista rossa” delle specie gravemente minacciate di estinzione, redatta dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Il suo areale di distribuzione si limita ad alcuni tratti del litorale della provincia di Trapani: nel tratto costiero compreso tra Marsala e il Monte Cofano, nel territorio all’interno della Riserva naturale regionale delle Isole dello Stagnone di Marsala, nelle saline di Trapani e Paceco e sulle isole di Formica e Favignana. In queste aree svolge un ruolo chiave nel funzionamento di diversi ecosistemi costieri, contribuendo a mantenerne intatta la biodiversità complessiva.
Le sue particolari proprietà farmacologiche potrebbero avere importanti applicazioni, come accade la sua congenere Calendula officinalis, tanto che una importante casa farmaceutica francesca nel 2013 finanziò un progetto per la riproduzione in visto della specie e il suo reinserimento. Progetto proseguito con il finanziamento del LIFE CalMarSi.
Il progetto della una durata di 48 mesi (01/11/2016 – 31/10/2020) prevede la riproduzione in vitro delle plantule, il reinserimento della specie nel suo area e il monitoraggio delle popolazioni presenti. Inoltre è prevista un’azione di divulgazione e coinvolgimento degli enti locali e della popolazione nella salvaguardia.
La Calendula è una pianta usata sin dall’antichità: Plinio la descriveva insieme ad Arnica montana e Bellis perennis come pianta vulneraria ossia cicatrizzante, mentre Ildebranda da Bingen la prescriveva per problemi intestinali. In infusione veniva usata per attivare la sudorazione nella cura dell’influenza, delle bronchiti e della polmonite. In preparazioni galeniche veniva utilizzata con funzione cicatrizzante ed antinfiammatoria, contro acne, ulcerazioni, empetigine, ascessi; ma anche in applicazioni oftalmiche.
Le sostanze attive si ottengono principalmente dai capolini freschi o essiccati.