lago di Sabaudia (o di Paola)

Il lago di Sabaudia (o di Paola) è il più meridionale dei quattro laghi costieri pontini. Come gli altri laghi pontini, fa parte del Parco nazionale del Circeo, anche se è proprietà privata della famiglia Scalfati dal 1882. E’ una Zona umida di interesse internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (Iran, 1971). Questo lago ha cambiato nome più volte nel corso della sua lunga storia: dall’antico sinus Circejus degli antichi romani alla dizione medievale di lago della Sorresca e lacus qui dicitur Paula, fino al moderno nome di lago di Sabaudia.

Si presenta separato dal Mar Tirreno da una duna sabbiosa larga circa 200 m ed è costituito da un corpo principale, orientato da nord-ovest a sud-est, parallelo alla linea di costa.

Il lago è lungo 6,7 km, con una superficie di circa 400 ha, un perimetro di 20 km, un volume di 14.000.000 m3 e una profondità media di 4,2 m, con punte massime di circa 10,2 metri (fossa della Molella nel braccio più meridionale). Presenta verso l’interno una serie di 5 anse dette bracci, residui dei letti di antichi corsi d’acqua che vi affluivano. Il lago è alimentato da acqua dolce attraverso alcuni canali di raccolta delle acque piovane, realizzati durante le opere di bonifica, e da alcune sorgenti le cui portate attualmente si sono ridotte a causa dell’intenso prelievo di acque di falda ad uso irriguo. Nel 1984, l’apporto di acque continentali da un bacino imbrifero di 25 km2 venne stimato in 6-8 milioni m3/anno, ma attualmente questi apporti sono diminuiti, a causa del prelievo di acqua per uso agricolo e civico.

Fino al 1980, si sono manifestati seri problemi di eutrofizzazione causati dall’importante apporto di sostanza organica dalle acque nere della città di Sabaudia e di alcune aziende zootecniche. Il lago ha sofferto di periodi di crisi anossiche acute, che hanno causato fenomeni di morie localizzate o diffuse, come quella che ha provocato la distruzione di gran parte dell’ittiofauna nel 1979. Verso la fine degli anni ‘80, le acque nere sono state deviate e, dopo trattamento, scaricate in mare. Allo stato attuale, solo le acque bianche della città di Sabaudia si riversano nel lago.

Lo scambio idrico con l’ambiente marino costiero si realizza attraverso due canali, dotati di lavorieri in cemento armato e griglie metalliche, costruiti nel 1960:

  • all’estremo meridionale, il Canale di Torre Paola, lungo circa 800 m, primario collegamento con il mare canalizzato già all’epoca dei romani e ripristinato nel 1721;
  • all’estremo settentrionale, la Foce del Caterattino, lunga circa 500 m, scavata nel corso della recente bonifica delle paludi pontine.

La presenza dei bracci sopracitati e le zone profonde sul fondo del lago portano alla formazione di condizioni anossiche sul fondo sotto i 3 m di profondità.

Nell’arco di 50 anni (1930-1980 circa), come risultato di opere idrauliche che hanno coinvolto l’Agro Pontino, ma anche per l’abbassamento della falda freatica a causa dello sviluppo agricolo, la salinità del lago è aumentata, attualmente oscillando tra 25 e 35 ppm. Le salinità più basse vengono registrate tra gennaio e marzo, periodo di grandi piogge, e le più elevate ad agosto e settembre.

Durante l’anno le temperature massime superficiali sono registrate a luglio e agosto (30 °C), le minime a gennaio e febbraio (8,6 °C).

 

Ittiofauna

La fauna ittica del lago di Sabaudia è numerosa e varia, per lo più rappresentata da specie eurialine che nascono in mare, ma che effettuano una migrazione trofica allo stadio di novellame o giovanile verso le acque salmastre lagunari più ricche di alimento, nelle quali completano l’accrescimento fino allo stadio adulto. Ritornano poi a mare per riprodursi (migrazione riproduttiva).

Le principali specie ittiche di interesse commerciale presenti nel lago sono: spigola, orata, anguilla, cefalo volpina, cefalo bosega, cefalo calamita, cefalo dorato, sogliola, sarago maggiore, sarago testa nera, sarago sparaglione, latterino, con produzioni annuali che hanno oscillato negli anni dai 48 ai 236 kg/ha.

Numerose altre specie, sia ittiche che molluschi e crostacei, sono presenti nel lago in forma sporadica con pochi esemplari, o più numerosi ma unicamente nei canali di comunicazione mare-lago, e tra questi si possono segnalare: alice, aguglia, ombrina, polpo, seppia, boga, salpa, cernia.

 

Avifauna

I laghi pontini, compreso il lago di Paola, come tutte le lagune salmastre, offrono un ambiente particolarmente idoneo per le varie esigenze di sosta, svernamento o nidificazione di numerosissime specie dell’avifauna migratoria.

 

Flora

“La vegetazione delle dune, formata dalle piante pioniere, resistentissime al sole e al vento, colonizza le spiagge sabbiose, svolgendo l’importantissimo compito di tenere ferma la sabbia. Si ricordano l’ammofila e la camomilla di mare; in mezzo ad esse spuntano in primavera, a migliaia, i delicati fiorellini rosa della silene colorata, mentre in tarda estate trionfano i giganteschi fiori bianchi del giglio marino, che offre lo spettacolo di singolari fioriture a pochi metri dal mare. Dietro questi primi avamposti, il versante più riparato delle dune è occupato da una bassa macchia di ginepro, misto a lentisco, fillirea e alaterno. Più all’interno, la zona dei laghi costieri è circondata da vegetazione palustre, nonché da pinete di impianto artificiale e da boschetti di eucalipto, introdotto durante la bonifica” (http://www.fiumi.com/acque/index.php?pagina=21&id_g=1656&id_t=132).

Uso e gestione del lago

La famiglia Scalfati gestisce l’Azienda Vallicola del lago di Paola, ma il lago è stato dato in concessione a una cooperativa di pesca che nel 1981 vi operava con 29 addetti. Nel 2010, vi lavoravano solo 4 pescatori.

Nel lago viene praticata l’acquacoltura estensiva di specie ittiche eurialine, con la gestione dei canali di collegamento con il mare e dei lavorieri, al fine di poter facilitare il reclutamento e pescare ai lavorieri il pesce in migrazione verso mare. La pesca viene effettuata tutto l’arco dell’anno con reti da posta, sciabiche, bertovelli all’interno del lago, e stagionalmente al lavoriero.

L’allevamento delle cozze (Mytilus galloprovincialis), o mitilicoltura, viene praticato nel corpo principale del bacino tra i bracci di Molella e Bagnaia, con una capacità produttiva di 6.000-7.000 t/anno. Il parco mitili è allestito nei mesi di settembre-ottobre, con l’immissione del seme di cozza, e si conclude nei mesi di maggio-giugno con le ultime vendite del prodotto di taglia commerciale. La pausa estiva di tale attività è necessaria a causa delle elevate temperature raggiunte dalle acque del bacino nei mesi estivi.

Sulle sponde del lago, è stato creato nel 1966 il Laboratorio di idrobiologia “G. Brunelli”, provvisto di una piccola avannotteria e di una serie di vasche in terra per la riproduzione delle specie ittiche eurialine. Il centro non è però più attivo da vari anni ed è stato smantellato.

Lungo le sponde del lago sono nati alcuni circoli sportivi (vela, canottaggio) e vi è attività di pesca sportiva.