Flora e fauna nei siti: EMERGENZE E MINACCE
Flora e fauna nei siti: emergenze e minacce
Il percorso comincia da Domodossola in diresione sud (prima tappa: Domodossola-Stresa), procedendo lungo il corso del torrente Toce, ai margini della ZSC Greto Torrente Toce tra Domodossola e Villadossola Alpina (IT1140006), sito fluviale e ripariale di notevole importanza ornitologica poiché costituisce l’estremo limite di nidificazione settentrionale per Calandrella brachydactyla e occidentale per Sylvia nisoria. Il sito si snoda lungo il corso del Toce ed è caratterizzato da greti ciottolosi, isolotti, formazioni riparie erbacee, cespugliose e legnose a salici e pioppi, con tipi di habitat di interesse comunitario quali i Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos (cod. 3240) e con vegetazione legnosa a Myricaria germanica (cod. 3230). Parzialmente sovrapposto a questo sito, ma più esteso verso sud lungo il fiume, si incontra il sito ZPS Fiume Toce, importante per gli uccelli (ornitofauna), i pipistrelli (chirotterofauna) e i pesci (ittiofauna). La principale causa di alterazione degli habitat naturali perifluviali è dovuta essenzialmente alla forte infrastrutturizzazione della valle del Toce, continuata anche successivamente all’individuazione della ZPS, e alla realizzazione di opere di difesa spondale per proteggere i nuovi insediamenti industriali e commerciali
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 24-4043 del 10-10-2016 Testo Allegati
Piano di Gestione DGR 27-6845 del 11/5/2018 – Misure di Conservazione sito specifiche da pag. 49.
Procedendo nel percorso e guardando ad est (alla sinistra dei ciclisti) si trova il Parco Nazionale della Val Grande, che al suo interno comprende la vasta ZPS Val Grande. Proprio lungo il percorso, a Vogogna, è situata la sede dell’ente Parco Nazionale Val Grande (www.parcovalgrande.it). Ad ovest del percorso sono invece localizzate le ZPS delle Alte Valli Anzasca, Antrona e Bognanco (IT1140018), dell’Alta Val Strona e Val Segnara e della Val Mastallone, in un territorio ricco di emergenze naturalistiche. Tali siti ospitano specie tipiche ed esclusive di quel territorio (“endemiche”) e moltissimi habitat montani di interesse comunitario e ambienti rari come le torbiere; sono inoltre importanti siti riproduttivi per numerose specie ornitiche alpine. Numerose solo le specie di fauna e flora da tutelare, tra queste si segnalano il lupo e la lince e piante tipicamente alpine come Arnica motana, Aquilegia alpina e Artemisia genipi, unitamente a specie più rare come la felce Asplenium adulterinum.
Poco prima di giungere al Lago Maggiore, si attraversa la ZPS Lago di Mergozzo e Mont’Orfano (IT1140013), che comprende un piccolo lago subalpino e il rilievo di circa 700 m di altitudine che lo sovrasta. L’ecosistema del lago di Mergozzo rientra nell’habitat di interesse comunitario Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition (cod. 3150), mentre le pendici di Mont’Orfano sono interessate da boschi di caducifoglie, castagneti (cod. 9260) e, sul versante meridionale, sono segnate da profonde incisioni con substrato roccioso affiorante, su cui si possono osservare habitat rupicoli tipici delle Pareti rocciose silicee (cod. 8220).
Piano di Gestione DGR 27-6845 del 11/5/2018 – Misure di Conservazione sito-specifiche da pag. 53.
L’ultimo tratto del fiume Toce, prima del suo sbocco nel Lago Maggiore, è incluso nelle ZSC e ZPS Fondo Toce (IT1140001, IT1140017), tale area è anche Riserva Naturale Speciale. Il percorso permette di osservare l’ansa del fiume Toce che porta al Lago Maggiore, in gran parte ricoperta da canneto a Phragmites australis. Questi canneti perilacustri ospitano specie ornitologiche palustri a distribuzione limitata nella regione, nonché una delle maggiori concentrazioni europee di rondine. Si segnalano anche specie entomologiche presenti in Piemonte solo in questo sito o in poche altre località. Molto importanti i lembi di bosco ripariale e la presenza di ontano bianco (cod. 91E0), nonché la vegetazione acqutica lacustre (cod. 3130, 3150), quella a macrofite acquatiche (3260) e quella spondale degli argini fangosi (cod. 3270) del fiume. La tappa termina dopo aver costeggiato il lago Maggiore fino a Stresa.
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 53-4420_del 19-12-2016 Testo Allegati
La seconda tappa della settimana (Alagna-Pogno) inizia all’interno della ZSC Alta Val Sesia (IT1120028) e della grande ZPS Alta Valsesia e Valli Otro, Vogna, Gronda, Artogna e Sorba (IT1120027). Ci troviamo in territorio prettamente montano, tra vette importanti, in corrispondenza delle falde sudorientali del Monte Rosa (4.559 m s.l.m.), anch’esso inserito in una ZPS IT1140019 Monte Rosa. Ci troviamo, inoltre, all’interno del Parco Naturale Alta Valsesia (www.areeprotettevallesesia.it), il cui centro visite è situato ad Alagna Valsesia, nel tratto iniziale della tappa.
In queste aree, plasmate dai fenomeni di modellamento glaciale, si possono osservare ambienti alto-alpini come le vallette nivali, le morene, i nevai, le praterie di alta quota, gli arbusteti di Pinus uncinata, numerose zone umide montane ed i ghiacciai, purtroppo oggi in forte, inarrestabile regressione. Sono ancora presenti, seppur in forte arretramento, alcuni ghiacciai (Monte Rosa, Corno Bianco), che accrescono il valore naturalistico dell’area, dovuto anche alla presenza di zone di torbiera localizzate attorno ai numerosi laghetti alpini, di praterie acidofile e basifile e di una ricca e diversificata fauna. Superfici limitate alle quote inferiori sono coperte da boschi di abete rosso, faggio e larice.
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 26-3013_del_7-3-2016 Testo Allegati 1 Allegati 2 Allegati 3 Allegati 4
La tappa prosegue per un lungo tratto nel fondovalle, lungo il fiume Sesia, fino ad incontrare il lago d’Orta a est (a sinistra dei ciclisti). In corrispondenza del lago, a ovest, si incontra l’area ZSC Boleto – M.te Avigno (IT1140007), che comprende un rilievo di ca. 1100 m s.l.m., dalle pendici boscose e, alle quote inferiori, un’interessante zona palustre a Gentiana pneumonanthe con una ricca popolazione della farfalla Maculinea alcon. La tappa termina poco dopo, a Pogno.
Misure di conservazione sito-specifiche: DGR 24-4043 del 10/10/2016
La terza tappa (Pogno-Lessona) parte da Pogno per procedere verso sud, attraversando alcuni centri abitati, fino a lambire Borgomanero, in corrisponndenza del quale piega verso sud-ovest e attraversa il margine meridionale della ZSC Monte Fenera (IT1120003), rilievo calcareo isolato in un’area caratterizzata da rocce acide, estesamente boscato, con sviluppati fenomeni carsici, pareti rocciose e ripari utilizzati in epoca preistorica. Unico sito italiano di nidificazione di Ciconia nigra. Nelle grotte è presente una ricca fauna cavernicola, tra cui invertebrati endemici, molluschi e chirotteri (Rhinolophus ferrumequinum e Myotis myotis). Nel sito sono segnalate oltre 400 specie di flora, con entità come Carex ferruginea subsp. austroalpina. L’area della ZSC è interamente tutelata anche come Parco Naturale del Monte Fenera e Zona di salvaguardia del Monte Fenera.
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 30-4238 del 21-11-2016 Testo
Nel successivo tratto del percorso, a sud della strada (alla sinistra dei ciclisti) si trovano importanti siti quali la ZSC Baraggia di Piano Rosa (IT1150007) e la ZSC Baraggia di Rovasenda (IT1120004). Quest’ultimo sito è costituito da diverse aree disgiunte, ed è costituita da una zona pianeggiante con aree paludose e un reticolo idrografico formato da torrenti e ruscelli, spesso con modesti dislivelli dal piano di campagna. Il sito tutela un importante lembo di brughiera pedemontana con calluneti (vegetazione basso-arbustiva acidofila dominata da Calluna vulgaris, cod. habitat 4030), molinieti, ampie zone boscose con querceti di farnia o rovere (cod. 9160), querceti acidofili con Quercus robur (cod. 9190) e lembi di foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (cod. 91E0*). Tali aree rientrano nella Riserva Naturale orientata delle Baragge. Nel sito sono segnalate numerose specie di interesse comunitario quali Gladiolus palustris e molte specie di avifauna.
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 24-4043 del 10-10-2016 Testo
Adiacente a questa ZPS si trova il sito IT1120026 Stazioni di Isoetes malinverniana, che prende il nome da una felce endemica padana, che vive in ambienti umidi, tutelata dalla Direttiva Habitat ma sempre più rara e criticamente minacciata (valutazione IUCN), a causa dell’inquinamento e delle trasformazioni che stanno subendo gli ambienti umidi in cui vive. Il sito si trova nell’alta pianura novarese e vercellese dove l’uso del suolo, a tessitura prevalentemente argillosa, è destinato prevalentemente alla coltivazione risicola. La ZPS è finalizzata in primis alla tutela di Isoetes malinverniana, specie che vive in fontanili, canali e rogge di alimentazione delle risaie, ma sono segnalate anche altre due importanti specie vegetali tutelate: Eleocharis carniolica e Marsilea quadrifolia, specie considerata minacciata in Italia e in forte declino anche a causa della scomparsa delle aree umide in cui vegeta. La forte pressione delle attività agricole estensive, ed in particolare della risicoltura, se non viene mitigata dall’adozione di adeguate misure di conservazione, può compromettere la conservazione di queste specie e degli habitat acquatici ed umidi in cui vivono.
La quarta tappa (Lessona-Biella) dopo Castellengo attraversa la ZSC Baraggia di Candelo (IT1130003), sito segnalato come calluneto puro del complesso delle brughiere piemontesi del pian alto più elevato. L’habitat di riferimento è il 4030, che include la vegetazione basso-arbustiva acidofila, detta anche brughiera, dominata da Calluna vulgaris. In questo habitat la calluna può esssere accompagnata da specie dei generi Vaccinium, Genista, Erica e da Ulex europaeus. Tale habitat è presente dal piano basale a quello submontano-montano della Pianura Padana e delle regioni centro-settentrionali del versante occidentale della Penisola. Le pendici del terrazzo Baraggia di Candelo sono coperte da querco-carpineto (cod. 9160, 9190). Avifauna ed erpetofauna ricche, con presenza di specie rare.
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 24-4043 del 10-10-2016 Testo
Proseguendo il percorso attraversa la ZSC La Bessa (IT1130001), estesa area di origine artificiale costituita da cumuli di ciottoli, che rappresentano il residuo di trattamento delle alluvioni aurifere del torrente Elvo. L’area si caratterizza per la presenza di foreste alluvionali ad Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (cod. 91E0*), e vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos (cod. 3240), oltre che querceti di farnia o rovere (cod. 9160). Sono presenti specie vegetali notevoli quali Pulsatilla montana ed Epipedium alpinum (specie a gravitazione orientale che si trova all’estremo limite occidentale del suo areale), oltre a numerosi insetti di interesse quali Ephippiger vicheti (Ortottero), Itoplectis clavicornis (Imenottero), Bembidion latiplaga e Tachis fulvicollis (Coleotteri Carabidi).
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 24-4043 del 10-10-2016 Testo
La quinta tappa parte da Biella e termina a Roppolo, in principio lambisce la ZSC La Bessa, attraversata il giorno precedente, quindi prosegue verso sud, correndo ad oriente della grande ZSC Serra di Ivrea (IT1110057). La Serra di Ivrea è un importante esempio di morena laterale, intatta, dei ghiacciai wurmiani a sud delle Alpi, in gran parte ricoperta da boschi di latifoglie (cod. 9160, 9180*, 91E0*, 91F0, 9260). Numerosi habitat e specie di interesse comunitario.
Misure di conservazione sito-specifiche DGR 30-4238 del 21-11-2016 Testo
Nel suo tratto finale il percorso incontra sulla sinistra (ad est) il Lago di Bertignano e sulla destra il più grande Lago di Viverone. L’area è tutelata della ZPS Lago di Bertignano (Viverone) e stagno presso la strada per Roppolo (IT1130004) che include due aree umide poste a breve distanza in zona collinare morenica. Malgrado la superficie limitata dei due specchi d’acqua, questi ospitano alcune specie igrofile decisamente rare e in via di estinzione nella Pianura Padana, quali la felce acquatica Marsilea quadrifolia o il chirottero Rhinolophus hipposideros, dichiarato in pericolo secondo la valutazione IUCN, o il pelobate fosco, che in Italia ha una distribuzione ormai molto limitata, essendo presente esclusivamente in un ridotto numero di località, molto isolate tra loro, nella Pianura Padano-Veneta. Sono segnalate anche specie in regressione quali il tritone crestato italiano (Triturus carnifex), per il quale negli ultimi 10 anni sono andati persi circa il 25% dei siti e molti dei rimanenti vengono occupati da specie esotiche, riscontrando una riduzione delle popolazioni a livello locale.
Piano di Gestione DGR 53-7314 del 30/07/2018 – Misure di conservazione sito-specifiche
Il Lago di Viverone (ZPS IT1110020), invece, è un lago glaciale che occupa la porzione centrale dell’anfiteatro morenico di Ivrea. Le sue sponde orientali sono fortemente antropizzate con stabilimenti balneari e altri insediamenti. Ciononostante sono segnalate ampie zone a canneto e tra le specie vegetali acquatiche sono presenti Callitriche palustris e Carex appropinquata. Inoltre nell’area sono segnalati numerosi habitat di interesse comunitario tra i quali l’unico ontaneto inondato del Piemonte con farnia e frassini (91E0*, 91F0, 9160) . Inoltre il lago è indicato per la ricca fauna ornitica, come uno dei più importanti siti del Piemonte per lo svernamento degli anatidi; interessanti anche i popolamenti di lepidotteri e la malacofauna acquatica. Il percorso si conclude a Roppolo.
Piano di Gestione DGR 53-7314 del 30/07/2018 – Misure di Conservazione sito-specifiche
Sitografia principale utilizzata
Le tappe del percorso




