Flora e fauna nei siti: EMERGENZE E MINACCE

Flora e fauna nei siti: emergenze e minacce

La prima tappa, che da Asti arriva a Valdeves, per buona parte corre parallela alla Stura di Demonte, un affluente del Tanaro che nel 1992 la Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, ha inserito fra i soli cinque corsi d’acqua alpini con caratteristiche di integrità naturalistiche (l’unico in Italia). A riprova dell’importanza ecologica e conservazionistica di questo fiume, il suo corso è tutelato lungo gran parte del suo tratto planiziale dal Parco fluviale Gesso e Stura che si estende per circa 60 km. il Parco comprende al suo interno sia siti Natura 2000 che Riserve Naturali. Il primo di questi che viene lambito dal percorso ciclistico è il SIC Greto e risorgive dello Stura che al suo interno comprende la ZPS Zone umide di Fossano e Sant’Albano Stura. Il Sito riveste un’importanza significativa, oltre che per la conservazione dell’avifauna nidificante e di passo, soprattutto per il buon grado di conservazione della flora e degli habitat legati all’ecosistema fluviale, tra i quali citiamo le Foreste alluvionali di Ontano nero e Frassino (91E0*, habitat prioritario ai sensi della Dir. 92/43/CEE) che all’interno del SIC ha un’estensione di ben 80 ettari. Sono presenti, inoltre, aree umide con acque ferme di elevato interesse nel contesto planiziale dove sono rarissime e ospitano elementi floristici rari, come l’Enula svizzera (Inula helvetica) e specie di uccelli e libellule (quali l’Azzurrina di Mercurio, Coenagrion mercuriale) di elevato interesse conservazionistico.

Il percorso ciclistico abbandona poi l’altopiano cuneese per inoltrarsi nell’area montana e attraversare la ZSC Alpi Marittime, un sito piuttosto esteso (33672.0 ettari) che si sovrappone in parte con il Parco delle Alpi Marittime. Al suo interno sono presenti ben 27 ambienti di interesse comunitario (di cui 5 prioritari), rappresentativi della sequenza vegetazionale che va dal piano montano a quello nivale. Si va infatti dai Castagneti (9260) e da vari ambienti a Faggeta (9130, 9110, 9150, 9140) delle quote inferiori, alle foreste alpine a Larice e Pino cembro (9420) alle mughete (4070*) fino alle praterie (6520) e agli ambienti rocciosi d’alta quota (8220). Numerose le specie floristiche di interesse conservazionistico tra cui la Genziana ligure (Gentiana ligustica) e l’Aglio piemontese (Allium narcissiflorum). Il Sito è di notevole importanza per la fauna ornitica (180 le specie segnalate), di impronta tipicamente alpina (tra cui la sottospecie alpina della Pernice bianca, Lagopus mutus helveticus, ed il Fagiano di monte Tetrao tetrix tetrix, e la Nocciolaia, Nucifraga caryocatactes), anche se la presenza di alcuni bacini artificiali permette la sosta di numerose specie acquatiche, soprattutto durante il passo migratorio. Tra gli anfibi è da segnalare la presenza del Geotritone di Strinati (Speleomantes strinatrii), specie sub-endemica italiana distribuita dal sud-est della Francia al nord-ovest dell’ Italia, mentre tra i mammiferi è presenza di spicco il Lupo (Canis lupus) e ben 13 specie di pipistrelli. L’entomofauna è di grande valore: 210 specie di carabidi (tra cui 41 endemismi delle Alpi Occidentali) e numerosissimi lepidotteri.

Il percorso prosegue incontrando nuovamente la Stura di Demonte e l’omonima ZSC nella parte iniziale della seconda tappa. Il Sito tutela un ampio greto di fondovalle alpino, con presenza di habitat legati al torrente (3220, 3230), aree ricolonizzate da vegetazione arborea e arbustiva (9110, 9180), nonché compresenza di piccoli ambienti umidi e praterie (6210*, 6510). Di notevole importanza la fauna ittica che comprende la Lampreda padana (Lampetra zanandreai), la Trota marmorata (Salmo marmoratus) ed il cavedano (Squalius cephalus). È da segnalare anche la presenza del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes).

Successivamente si attraversa la ZPS Alte Valli Stura e Maira, un Sito molto esteso caratterizzato da ambienti alpini modellati dall’antica presenza di ghiacciai. Vi si trovano laghi alpini con peculiare vegetazione acquatica (3140, 3150), aree palustri ed estesi boschi di conifere, con alcuni importanti nuclei ad Abete rosso e Pino uncinato (9410, 9430). Numerosissime le specie floristiche e faunistiche rare tra cui vari endemismi delle Alpi Sud-Occidentali come ad esempio la farfalla Erebia scipio. Tra gli uccelli, solo per citare alcune delle presenze più interessanti, troviamo il Gipeto (Gypäetus barbatus), l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), Il Gufo reale (Bubo bubo), la Coturnice (Alectoris graeca) ed il Prispolone (Anthus trivialis). Il Sito è inoltre un’area di passo migratorio d’interesse internazionale, in particolare per rapaci (oltre 4.000 individui in transito, 23 specie tra cui alcune rarità) ma anche per di altri grandi veleggiatori ed alcuni limicoli. Si segnala infine la presenza della Lucertola degli arbusti (Lacerta agilis, uno dei due siti noti in Italia), e di interessanti colonie di chirotteri.

Lasciate le Alte Valli Stura e Maira, si incontra il SIC Vallone dell’Arma che rappresenta l’unico sito italiano per Euphydryas maturna, una farfalla diurna che si pensava estinta in Italia fino al suo ritrovamento nel 2002[1].

Quasi al termine della seconda tappa il percorso lambisce la Comba di Castelmagno, un Sito di importanza prioritaria per la conservazione degli arbusteti montani xerofili a bosso su roccia (5110). Di particolare rilievo le faggete (9150) e i querceti a bosso, habitat unici e peculiari nel contesto alpino. Le pareti rocciose situate nella gola scavata dal torrente Grana tra Pradleves e Campomolino e in altre pareti rocciose presenti nel SIC ospitano numerosi elementi della flora rari ed endemici delle Alpi sudoccidentali quali l’Alisso ligure (Hormathophylla ligustica), l’Ambretta delle Alpi Marittime (Knautia mollis), la Moheringia dalle foglie a Sedum (Moheringia sedoises) e la Veronica di Allioni (Veronica allionii).

Nel primo tratto della terza tappa, in prossimità di Pradleves, si incontrano due piccoli Siti designati per la conservazione di particolari entità floristiche e vegetazionali: parliamo della Stazione a Linum narbonense e della Stazione di Muschi calcarizzanti – C.ba Seviana e C.ba Barmarossa. La peculiarità della prima sta nel fatto che il Lino lesinino (Linum narbonense), in questo Sito e in pochissimi altri sulle Alpi si rinviene al di fuori del proprio ambiente tipico. La Stazione di Muschi calcarizzanti è invece un raro esempio, a livello regionale, di cratoneureto (7220*) a bassa quota attualmente intatto.

La tappa successivamente abbandona la Valle Grana per proseguire sull’altopiano, in un ambiente fortemente plasmato da un’attività agricola intensiva. Arrivati tuttavia in prossimità di Saluzzo, si incontra il Sito Boschi e colonie di chirotteri Staffarda che si differenzia dal contesto circostante per la presenza di aree a pascolo tradizionale, seminativi, prati stabili e per la presenza di notevoli aree boscate (9160), filari e risorgive a scorrimento libero e su fondo naturale tipici di un’agricoltura tradizionale. Come suggerisce il nome del Sito, qui si rinvengono colonie di Vespertilio Maggiore (Myotis myotis), Vespertilio di Blyth (Myotis blythii) e di Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus).

Sempre in prossimità di Saluzzo il percorso sfiora la ZSC Confluenza Po Bronda, un’area fluviale con lembi di vegetazione forestale ripariale (91E0) e che si evidenzia per la ricchezza di specie ittiche di interesse conservazionistico quali il Vairone (Telestes muticellus), la Lasca (Protochondrostoma genei), il Barbo Italico (Barbus plebejus) ed un rilevante popolamento di Trota marmorata (Salmo marmoratus).

La quarta tappa si svolge su un percorso che attraversa campagne coltivate prevalentemente a vigneto e frutteto. Prima di giungere alla cittadina di Alba, si lambisce la ZSC Boschi e Rocche del Roero, caratterizzata da un’alternanza di colture agricole e aree boscose tra le più estese e varie del territorio circostante: boschi di Pino silvestre, querceti, castagneti e foreste alluvionali di ontano e frassino (91E0*). La zona collinare presenta profonde incisioni calanchive con forre, anfratti e ripide pareti che ospitano numerose specie vegetali e animali, con particolare riferimento ad alcune specie di pipistrelli come il Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) ed il Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii) per il quale la ZSC è l’unico sito di presenza regionale. Tra gli uccelli, importante è la presenza del Biancone (Circaetus gallicus) durante il transito migratorio; nei boschi maturi nidificano il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) ed il Nibbio bruno (Milvus migrans). Nelle aree agricole è interessante la presenza del Succiacapre (Caprimulgus europaeus) legato ad ambienti caldi e secchi, dell’Ortolano (Emberiza hortulana) e della Tottavilla (Lullula arborea). Nelle zone umide, infine, nidifica il Martin pescatore (Alcedo atthis).

Arrivati alla cittadina di Alba, si prosegue costeggiando il fiume Tanaro e ci si immerge nella ZPS Fiume Tanaro e Stagni di Neive, area umida artificiale con zone di macchia e boscaglia. È significativa la presenza di boschi a ontano e frassino (91E0*) che svolgono un importante ruolo come sito di sosta e di alimentazione per numerose specie di uccelli migratori, tra cui segnaliamo la presenza della colonia di Sterna comune (Sterna hirundo). Inoltre è da sottolineare, tra gli anfibi, la presenza e del Tritone crestato italiano (Triturus carnifex).

Proseguendo sempre lungo il corso del Tanaro, la tappa si concluderà nella città d’Asti, solo dopo aver attraversato la ZSC Stagni di Belangero. Il Sito si sviluppa su una porzione della pianura alluvionale, da sempre interessata da attività agricole, che risulta oggi destinata a pioppeti e seminativi per più della sua metà. Gli ambienti semi-naturali sono rappresentati da una fascia di greto e da una zona di boscaglie riparie di estensione abbastanza ridotta. L’attività estrattiva passata ha dato origine ad un’area golenale caratterizzata dalla presenza di laghi di cava parzialmente naturalizzati, dando origine a piccole zone umide – per l’appunto gli stagni di Belangero – che ospitano una discreta biodiversità faunistica e vegetale nonché di foreste alluvionali di ontano e frassino (91E0*). Il Sito è uno dei pochi in cui si ritrova, in ambiente naturale, il Rospo dell’aglio (Pelobates fuscus).

Nella quinta tappa del percorso si incontra la ZSC Valmanera, di grande interesse naturalistico grazie alla presenza di particolarità floristiche e faunistiche, nonché di specie e habitat d’importanza comunitaria. Sono, infatti, presenti castagneti (9260), e lembi di querco-carpineto (9160), relitto dell’antica copertura boschiva che ricopriva uniformemente le colline del Monferrato prima dell’avvento dell’uomo. Sono presenti, inoltre, piccole formazioni relitte di ontano e frassino (91E0*), di vegetazione spondale a Salice ripaiolo (3240) e di praterie magre da fieno a bassa altitudine (6510).

Tra le emergenze floristiche si segnalano numerose specie di orchidee tra cui Ophrys insectifera, specie inserita nella Lista Rossa Regionale. Anche la fauna mostra caratteristiche di rilevanza conservazionistica: tra gli uccelli migratori citiamo la Balia del collare (Ficedula albicollis) mentre tra i mammiferi si evidenzia la presenza del Moscardino (Muscardinus avellanarius). Gli invertebrati sono un gruppo intensamente studiato in alcune zone del sito: tra le farfalle spicca la presenza della Falena dell’edera (Callimorpha quadripunctaria) e tra i coleotteri si evidenzia la presenza del Cervo volante (Lucanus cervus).

La quinta tappa si conclude attraversando nuovamente la ZSC Stagni di Belangero, a pochi chilometri a sud dalla città di Asti.

[1] Gallo E, Gianti M (2003) Sulla presenza in Italia di Euphydryas maturna (Linné, 1758). Doriana 8(335):1–83.