Flora e fauna nei siti: EMERGENZE E MINACCE
Flora e fauna nei siti: emergenze e minacce
La prima tappa del percorso attraversa le ZPS Murgia Alta (IT9120007) e Gravine di Matera (IT9220135). La prima è un’area di inestimabile valore geologico e ambientale, con fenomeni carsici superficiali rappresentati dai puli e dagli inghiottitoi. Si segnala la presenza delle grotte “Dellisanti – Montenero”, compromesse dalle attività estrattive svolte nell’area di cava. Il brullo tavolato calcareo è una delle aree substeppiche più vaste d’Italia, ascrivibile ai Festuco brometalia, con una flora particolarmente ricca (circa 1.500 specie). Sono state censite circa 90 specie di avifauna nidificante (a livello regionale solo il Gargano ne presenta di più). Le formazioni boschive superstiti sono caratterizzate dalla prevalenza di roverella (Quercus pubescens Willd.) spesso accompagnate da orniello (Fraxinus ornus L.). Rare il cerro (Quercus cerris L.) e farnetto (Quercus frainetto Ten.). Le Gravine di Matera sono un territorio di straordinario interesse naturalistico e paesaggistico dati i tratti litologici e morfologici che hanno determinato la caratteristica conformazione di gola (gravina), alternando un sistema pseudo-pianeggiante a uno fortemente inciso. L’area risulta caratterizzata prevalentemente da rupi, estese formazioni prative (prevalentemente praterie steppiche estremamente ricche dal punto di vista floristico, molto spesso configurate in forme di mosaico), frammenti forestali (querceti semicaducifogli a dominanza di fragno, Quercus trojana Webb) e ospita 8 habitat di cui 1 prioritario. Di particolare interesse la vegetazione rupicola con le preziose stazioni di fiordaliso centaruro (Centaurea centaurium L., endemica), Kummel di Grecia (Carum multiflorum), campanula pugliese (Campanula versicolor) e finocchiella di Lucania (Portenschlagiella ramosissima) (tutte di notevole interesse fitogeografico e protette a scala regionale). I pascoli risultano caratterizzati da lino delle fate piumoso (Stipa austroitalica), vegetazione seminaturale ampiamente diffusa nell’area, legata a forme di coesistenza tra il disturbo arrecato dal pascolamento del bestiame ed il naturale dinamismo delle cenosi prative (habitat 62A0). Tra le altre specie floristiche di notevole interesse conservazionistico si segnalano il ginepro turbinato (Juniperus turbinata Guss.), considerata rara e vulnerabile in Basilicata, e quercia di Valonia (Quercus macrolepis), fragno (Quercus trojana Webb) e quercia virgiliana (Quercus virgiliana), da considerarsi estremamente localizzate e vulnerabili a scala regionale. Per quanto riguarda le diverse altre entità floristiche segnalate (Anthemis hydruntina, Linum tommasinii, Paeonia mascula, Polygonum tenoreanum, Nerium oleander, Dictamus albus, Salvia argentea, ed altre), trattasi di specie interessanti in quanto uniche stazioni regionali e/o taxa di interesse fitogeografico per l’Italia meridionale. La presenza di habitat naturali e la loro sostanziale inaccessibilità conferiscono al sito grande importanza anche dal punto di vista faunistico. Sono soprattutto gli ambienti rupicoli ad essere i più significativi con particolare riguardo all’avifauna che risulta ben conosciuta. In questi ambienti trovano siti adatti per la nidificazione specie prioritarie quali: il lanario (Falco biarmicus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), il capovaccaio (Neophron percnopterus) e il gufo reale (Bubo bubo). Non vanno dimenticati anche gli ambienti boschivi e prativi per la loro importanza come siti riproduttivi e trofici per specie di rilevante importanza conservazionistica come il falco grillaio (Falco naumanni) presente nel periodo primaverile con una cospicua popolazione, il nibbio reale (Milvus milvus), il nibbio bruno (Milvus migrans), il biancone (Circaetus gallicus), l’occhione (Burhinus oedicnemus), la calandra (Melanocorypha calandra) e la calandrella (Calandrella brachydactyla).
Il percorso della seconda tappa attraversa nuovamente la Murgia Alta per poi dirigersi verso la ZSC Murgia di Sud – Est (IT9130005). Le aree boschive presentano una prevalenza di querceti a fragno (Quercus trojana Webb) in buone condizioni vegetazionali con presenza di aree boschive sempreverdi di leccio (Quercus ilex) ed esempi di vegetazione composta dai generi Ostrja e Carpinus. Inoltre vi è la presenza di quercia virgiliana (Quercus virgiliana). Nei pressi di Alberobello è situata la ZSC Murgia dei Trulli (IT9120002). Il sito è caratterizzato dalla presenza di querceti di fragno e quercia virgiliana. È presente l’habitat prioritario 6210 – Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia), per la presenza di alcune specie di Orchidaceae quali Ophrys oxyrrhynchos subsp. celiensis, Ophrys lyrata, Ophrys tarentina. Esso risulta piuttosto degradato, poiché strettamente influenzato da fenomeni di pascolamento eccessivo che portano ad una banalizzazione del corteggio floristico, nonché da pratiche di spietramento che comportano la distruzione pressoché totale dell’habitat. Spesso si presenta frammisto ad elementi dell’habitat prioritario 6220 – Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero Brachypodietea. Oltre alle esigue superfici di pseudosteppa, l’habitat costituisce un tipo di vegetazione diffuso all’interno delle radure delle aree boschive e lungo il margine dei sentieri. Specie legata alla presenza di pseudo-steppa, prati pascolo e versanti rocciosi è la farfalla Melanargia arge (endemica dell’Italia centromeridionale). Altra specie oggetto di misure di conservazione presente nei pascoli aridi calcarei e rupestri (300 – 1900 m) è il lino delle fate piumoso (Stipa austroitalica). Lo stato di conservazione dell’habitat risulta abbastanza buono, anche se legato alla dinamica successionale delle formazioni arboreo-arbustive.
La terza tappa attraversa un lembo della ZSC Murgia di Sud – Est (IT9130005) e termina nell’Area protetta di Torre Guaceto (ZSC IT9140005 e ZPS IT9140008) caratterizzata da tre ambienti naturali importanti: il litorale, la macchia mediterranea e la zona umida. Sulla sabbia depone le uova il fratino (Charadrius alexandrinus), uccello limicolo di piccole dimensioni; le uova hanno il colore della sabbia, vengono sistemate in una depressione e mimetizzate con conchiglie e foglie di posidonia. Sono tante le specie che frequentano questo ambiente durante l’anno, per ricercare il cibo o per riposare durante la migrazione. Alcuni trascorrono tutta la vita in questo habitat, come il tarabuso (Botaurus stellaris), altri, come gli storni (Sturnus vulgaris) e le rondini (Hirundo rustica), che in migliaia di esemplari stazionano in Puglia durante i viaggi migratori, lo utilizzano solo di notte per riposare. Altri uccelli palustri, come la folaga (Fulica atra) e il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), costruiscono grandi nidi galleggianti ancorati alle piante. Tra tutti la più caratteristica è la beccaccia di mare (Haematopus ostralegus), dal lungo e colorato becco. Tra gli uccelli che prediligono come dormitorio o punto di sosta il canneto vi sono passeriformi come il pendolino (Remiz pendulinus) e l’usignolo di fiume (Cettia cetti) o uccelli di dimensioni maggiori come il porciglione (Rallus aquaticus), gli aironi e il tarabuso (Botaurus stellaris). Quest’ultimo, per mimetizzarsi al meglio tra le canne che lo circondano, può rimanere per molto tempo immobile in piedi o ondulare lentamente come canna al vento. Se disturbato invece assume una strana e buffa posizione di attacco tutt’altro che minacciosa. Tra i rapaci domina il falco di palude (Circus aeruginosus). Gli ambienti prioritari presenti sono 1150 – Lagune costiere, 1510 – Steppe salate mediterranee (Limonietalia), 2250 – Dune costiere con Juniperus spp., dove trovano rifugio animali diversi per caratteristiche e abitudini quali il tasso (Meles meles), un mammifero assai raro e schivo, la donnola (Mustela nivalis) o la faina (Martes foina) che generalmente di giorno sono al sicuro nelle loro tane scavate nel terreno, ben nascoste e mimetizzate nella vegetazione, la luscengola comune (Chalcides chalcides) ed il ramarro (Lacerta bilineata). Durante i periodi più caldi dell’anno è facile scorgere ai bordi dei sentieri innocui serpenti come il colubro leopardino (Zamenis situla), così chiamato per la spettacolare livrea a macchie brune, o il cervone (Elaphe quatuorlineata) che può raggiungere notevoli dimensioni. La vulnerabilità è da imputare, in generale, allo sfruttamento turistico, comportante alterazioni della micro-morfologia dunale, e all’urbanizzazione delle coste sabbiose.
La quarta parte del percorso attraversa il Parco naturale regionale Terra delle Gravine (EUAP0894), un’area caratterizzata da ricchezze naturalistiche e fenomeni carsici di rilevanza internazionale e con un impareggiabile patrimonio di biodiversità. Le consistenti altezze e le notevoli pendenze dei versanti delle gravine, nonché il loro particolare microclima, hanno permesso nel tempo la conservazione di habitat straordinariamente ricchi, sia come flora che come fauna e microfauna. Notevole la diffusione di specie vegetali di origine balcanica, come il fragno (Quercus trojana Webb), la salvia triloba (Salvia fruticosa Mill.), la campanula pugliese (Campanula versicolor). Molto diffuse anche le leccete, le formazioni di macchia mediterranea (lentisco, mirto, fillirea, terebinto, cisto, euforbia) e, a quote più basse, le pinete a pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.). Un cenno a parte meritano le orchidee selvatiche, diffusissime per quantità e numero di specie, che crescono spontanee su tutta la Terra delle Gravine. Altrettanto importante il patrimonio faunistico: oltre alla presenza di tassi (Meles meles), istrici (Hystrix cristata) e gatti selvatici (Felis silvestris), è rilevante quella di rettili di origine transbalcanica, come il colubro leopardino (Zamenis situla) e il geco di Kotschy (Cyrtopodion kotschyi). Numerosissimi gli uccelli, tra cui il capo vaccaio (Neophron percnopterus), il lanario (Falco biarmicus), il gheppio, il nibbio bruno, il falco grillaio (Falco naumanni), il gufo reale (Bubo bubo), il barbagianni (Tyto alba), l’assiolo (Otus scops), il corvo imperiale (Corvus corax), la ghiandaia marina (Coracias garrulus). Anche gli anfibi, come l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), il tritone crestato (Triturus carnifex) e l’endemico tritone italiano (Lissotriton italicus) sono diffusi nell’area. Infine si segnala che farfalle rarissime trovano il loro habitat congeniale nella Terra delle Gravine.
Il percorso termina nella ZSC Mar Piccolo (IT9130004), sito caratterizzato dalla presenza di depressioni umide costiere con vegetazione alofila, da saline e da un corso d’acqua facente parte del gruppo di brevi ma caratteristici fiumi ionici. Nell’ambito degli ambienti costieri mediterranei esso riveste un’importanza centrale sia dal punto di vista ambientale sia economico. L’area è caratterizzata da comunità di specie animali e vegetali varie e complesse che determinano un elevato livello di biodiversità, anche per le peculiari caratteristiche idrogeologiche. Il Mar Piccolo è stato influenzato da un intenso processo di industrializzazione della città di Taranto che ne ha determinato l’inserimento tra le prime quindici aree classificate “ad alto rischio ambientale”. La ZSC contiene anche la Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela costituita dalle zone acquitrinose situate a sud dell’ultimo tratto del Canale d’Aiedda, la zona della ex acquacoltura e la zona della pineta di Fucarino. La zona umida rappresenta un lembo residuale di un ambiente salmastro ben più esteso dell’attuale che caratterizzava fortemente la zona costiera orientale del secondo seno del Mar Piccolo. All’interno della Riserva si trovano 3 habitat d’interesse comunitario: 1150 – Lagune costiere (prioritario), 1310 – Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose e 1420 – Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi).
Fonti:
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PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) della Puglia (https://www.paesaggiopuglia.it/pptr/il-pptr-quadro-sinottico.html)