Flora e fauna nei siti: EMERGENZE E MINACCE
FLORA E FAUNA NEI SITI: EMERGENZE E MINACCE
Riserva Naturale Orientata Saline di Trapani e Paceco
Il percorso settimanale attraversa numerosi Siti della Rete Natura 2000 spesso ricompresi o sovrapposti totalmente/parzialmente in regime di tutela di tipo regionale o ad altro regime vincolistico: ciò è indice della valenza naturalistica che si incontra nel percorso e che ha portato, nel tempo, ad istituire un livello di protezione dei territori tale da garantire la conservazione della biodiversità (Habitat 1150). L’area della Saline di Trapani e Paceco, insieme con quelle di Marsala riveste un’importanza notevolissima anche dal punto di vista biologico-ambientale: il sistema delle saline ospita un insieme di comunità vegetali a carattere alofitico (che crescono cioè su suoli con elevata presenza di Sali) caratterizzate da entità alquanto specializzate e rare in Sicilia, anche in funzione della peculiarità dell’habitat oltre che dalla stessa regressione nel territorio regionale, tra le quali il Fungo di malta (Cynomorium coccineum; 1420) la Calendula maritima (1210) specie considerata in pericolo critico di estinzione – vedi box), il Limonio di Ponzo (Limonium ponzoi), il Limonio siciliano di Lojacono (Limonium lojaconi), il Limonio a spighe dense (Limonium densiflorum), il Limonio siciliano delle saline (Limonium ferulaceum; 1420 e 1510), la violaciocca selvatica (Matthiola tricuspidata), lo Sparto steppico (Lygeum spartum) e il Ginestrino delle spiagge (Lotus creticus). Numerose sono le specie della flora vascolare che figurano in liste rosse e nel 1980 l’area è stata dichiarata di elevato valore ornitologico a livello internazionale venendo inserita in un apposito “inventario”. Dal 1989 le Saline di Trapani e dello Stagnone di Marsala sono state inserite nell’elenco dei siti di particolare importanza ornitologica in Europa, in quanto situate lungo la rotta migratoria di tantissimi uccelli acquatici che si spostano tra l’Africa e l’Europa, rappresentando quindi un importantissimo luogo di sosta dove alimentarsi e recuperare le energie perdute durante la migrazione autunnale e primaverile.
Il complesso delle zone tra Trapani e di Marsala è rimasto l’unico esempio in Sicilia di ambienti umidi costieri in cui è ancora attiva la salicoltura e per questo rappresenta il sistema di zone umide più importante per molte specie. E’ dunque un habitat peculiare, sito ‘’di importanza internazionale’’ da tutelare nel suo complesso, infatti la sua riduzione, modificazione, e alterazione rappresenta una minaccia per la maggior parte delle specie animali e vegetali presenti.
Tra le diverse specie ivi presenti ricordiamo gli uccelli acquatici, per lo svernamento di alcuni Caradriformi, della la Spatola (Platalea leucorodia), e del Fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus) per la nidificazione dell’Avocetta (Recurvirostra avosetta).
Nelle Saline di Trapani tra oltre alle specie succitate sono presenti altre specie le elencate nell’allegato 1 della Direttiva Comunitaria “Uccelli” (79/409/CEE) ricordiamo il Tarabuso (Botaurus stellaris), la Garzetta (Egretta garzetta), l’Airone bianco maggiore (Ardea alba), e il Martin pescatore (Alcedo atthis). Per altre specie, sempre presenti nella Direttiva Uccelli, le saline di Trapani rappresentano invece un importante sito di nidificazione. Come ad esempio per il Cavaliere d’Italia, Himantopus himantopus, (Fig S1.1) che costruisce il nido sugli argini delle saline tra i cespugli di salicornia, e per l’Avocetta (R. avosetta) che nidifica in piccole buche site nel substrato, solitamente costituito da fango, circondato da materiale vegetale. L’Avocetta è anche svernante in Sicilia e la popolazione trapanese può essere considerata sedentaria. Come nel caso del Cavaliere d Italia, a causa dell’interferenza da parte dei Gabbiani reali estivanti negli ambienti umidi, in particolare nell’area dello Stagnone di Marsala, il successo riproduttivo può risultare molto basso e questo rappresenta una minaccia per queste due specie.
Il Fraticello (Sternula albifrons) è un’altra specie qui nidificante, che conta una popolazione fluttuante tra le 30 e le 60 coppie.
Per quanto riguarda il Fenicottero rosa (P. roseus), nonostante negli ultimi anni si sia registrato un aumento della sua presenza, questo elegante animale non nidifica alle saline di Trapani, ma a partire dal 2015, ha iniziato a nidificare nella Riserva Naturale Orientata Saline di Priolo (SR), unico sito siciliano in cui attualmente si verifica questo straordinario evento. Nel 2000 vi fu un tentativo di nidificazione alla Riserva Naturale Orientata di Vendicari, ma sfortunatamente non è stato portato a termine. In queste aree è inoltre possibile anche osservare l’Airone cenerino (Ardea cinerea),
Le specie menzionate riescono a convivere nello stesso habitat (Fig S1.2 e Fig S1.3) poiché ogni specie ricerca il proprio cibo a diverse profondità e con modalità spesso differenti tra loro. Le Spatole (Platalea leucorodia) ad esempio, presentano un becco piatto e lungo in grado di filtrare le acque fangose, i Fenicotteri invece, con le loro zampe lunghe e il becco robusto e ricurvo, smuovono il fondale melmoso e filtrano l’acqua alla ricerca di alghe o microrganismi come il piccolo crostaceo brachiopode Artemia salina e il più raro Artemia parthenogenetica o larve di insetti quali il dittero chironomide Chironomus salinarius. Numerose sono infatti le specie di organismi bentonici che popolano queste aree.
Tra gli uccelli sono inoltre alcuni rapaci quali il Gheppio (Falco tinnunculus), sporadici avvistamenti di Falco di palude (Circus aeruginosus) e il Falco pescatore (Pandion haliaetus).
Numerose sono inoltre le specie di insetti endemici o rare quali i coleotteri Chlaenius spoliatus, Cephalota circumdata imperialis, C. litorea goudoti, Cylindera trisignata siciliensis, Lophyridia littoralis nemoralis, il lepidottero Orgya (una volta denominata Teia) dubia e l’ortottero endemico Pterolepis elymica considerata una specie in pericolo a causa della riduzione degli habitat e del ristretto habitat.
Non mancano aspetti naturalistici legati a piccole porzioni di territorio ZSC “Marausa: Macchia a Quercus calliprinos, piccolissimo biotopo che conserva un interessante lembo relitto di vegetazione forestale a dominanza di Quercia spinosa (Quercus calliprinos). Si tratta di un aspetto di macchia climatica (cioè piante che si sviluppano su un suolo con acqua derivante esclusivamente dalle precipitazioni) fortunatamente sfuggito all’intensa antropizzazione che nel tempo ha determinato l’estrema trasformazione della fascia calcarenitica costiera della provincia di Trapani. La sua importanza risiede nell’essere la “testimonianza” di una cenosi forestale che un tempo costituiva la vegetazione climacica di vasti tratti costieri della Sicilia occidentale e meridionale, in seguito pressoché scomparsa a causa dell’antropizzazione del territorio.
Scendendo lungo il percorso si incontrano le Paludi di Capo Feto e Margi Spanò, complesso di aree umide costiere di grande importanza biologico-ambientale e fitocenotico che ospitano numerose specie della avifauna stanziale e migratrice. Tra le specie della flora vascolare inserite in Liste Rosse regionali figurano le endemiche Atriplice tatarica (Atriplex tornabeni), Limonio a glomeruli (Limonium halophilum), Limonio di Mazara del Vallo (Limonium mazarae), Limonio delle saline (Limonium ferulaceum), l’Erba da chiozzi comune/Fieno di mare (Ruppia maritima subsp. drepanensis), oltre a varie entità rare o di interesse fitogeografico come la cressa (Cressa cretica) e vari tipi di Salicornie (Salicornia patula, Ipomoea sagittata, Spartina juncea). L’area delle paludi del mazzarese presenta una elevata importanza soprattutto come luogo di sosta, anche temporanea, di numerose specie di uccelli durante le migrazioni. Numerose sono anche le specie che svernano.
Di particolare interesse anche l’entomofauna che ospita specie endemiche come l’ortottero P. elymica e specie rare come il lepidottero O. dubia. La consistenza delle loro popolazioni è spesso minacciata dall’uso improprio di insetticidi ed erbicidi.
Laghetti di Preola e Gorghi Tondi e Sciare di Mazara
La ZSC “Laghetti di Preola e Gorghi Tondi e Sciare di Mazara’ (2° tappa) riveste un ruolo naturalisticamente importante per la presenza di un sistema lacustre (Habitat 3150) retrocostiero di notevole importanza floristica e faunistica. Le scarpate attorno alla depressione ospitano una interessante formazione forestale con Lecci (Quercus ilex) e Quercia coccifere (Quercus calliprinos). L’area delle Sciare è pianeggiante ed ospita un’interessante comunità vegetale con Palma nana (Chamaerops humilis; 5330) e Ranno lycioide (Rhamnus lycioides subsp. oleoides). I laghetti ospitano, nonostante le dimensioni ridotte, contingenti di uccelli migratori notevoli comprendenti specie rare e/o minacciate. Oltre ad ospitare rare specie di uccelli durante le migrazioni, l’area dei Gorghi Tondi e del Lago Preola, costituisce uno dei pochi siti italiani di nidificazione, se non l’unico, di altre importanti specie di volatili. I rilevamenti hanno infatti portato all’accertamento della nidificazione delle seguenti specie: la rarissima Anatra marmorizzata (Marmaronetta angustirostris), che ha colonizzato la Sicilia a partire dal 1999 e da quell’anno si è riprodotta con regolarità, il Germano reale (Anas platyrhynchos), il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), Il Tarabusino (Ixobrychus minutus), La Moretta tabaccata (Aythya nyroca), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis). Si sono riscontrati inoltre e purtroppo in stato di pericolo nella lista rossa IUCN il Fistione turco (Netta rufina), che nidificava nel Biviere di Lentini e di cui non si avevano più avvistamenti dagli anni’40 e che fortunatamente ma lentamente sta ritornando in Sicilia con visite in queste aree, e il Mignattaio (Plegadis falcinellus) e in minor preoccupazione lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus). Tutte queste specie purtroppo sono minacciate dalla trasformazione dell’habitat di nidificazione e alimentazione d diversi disturbi antropici (e.s. turismo invasivo) ed uccisioni illegali.
Per quanto riguarda i rettili, ai Gorghi Tondi troviamo l’autoctona testuggine palustre siciliana (Emys trinacris), il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), una lucertola rapidissima nei movimenti e di colore verde brillante, la vipera comune (Vipera aspis) dal comportamento elusivo, e la lucertola siciliana (Podarcis wagleriana). la specie risulta inclusa nell’allegato IV della Direttiva UE 43/92. Lo status di questo endemita, fortunatamente, può essere considerato buono per l’Isola maggiore, dove la specie sembra relativamente diffusa e abbondante.
Tra gli anfibi sono presenti le specie come la Raganella italiana (Hyla intermedia) e il Rospo smeraldino siciliano (Bufo siculus). E’ una specie notturna che si reca in acqua soltanto durante il periodo riproduttivo. Frequenta un ampia varietà di tipologie ambientali, con predilezione per le aree costiere, planiziali e collinari. Tuttavia, nonostante la discreta diffusione sul territorio siciliano, le popolazioni di Rospo smeraldino appaiono piuttosto localizzate e minacciate. I principali fattori di minaccia sembrano essere la distruzione e l’alterazione degli ambienti naturali, in particolare dei siti riproduttivi, e l’introduzione di specie alloctone. Il Rospo smeraldino è inserito nell’allegato IV della Direttiva Habitat e nell’Appendice III della Convenzione di Berna. Il ridotto livello di protezione delle popolazioni siciliane (considerate dalle Direttive Internazionali non aggiornate, come appartenenti alla specie B. viridis) è stato finora determinato dalla mancanza di studi approfonditi sulla sistematica delle popolazioni presenti nell’Isola; la recente scoperta dello stato di endemicità del taxon siciliano richiederebbe infatti ulteriori misure di tutela.
Sono presenti anche mammiferi come la Martora (Martes martes) e l’Istrice (Hystrix cristata). Di grande interesse scientifico l’entomofauna segnalata, come l’endemico e raro coleottero appartenente alla famiglia dei carabidi Anisodactylus virens winthemi, e lo scarabeo Pachypus caesus anch’esso endemico siciliano. Quest’ultima specie predilige ambienti con scarsa copertura arborea, pianeggianti e con ampie radure, tuttavia è possibile trovarlo anche in riva al mare. Questa specie è caratterizzata da un fortissimo dimorfismo sessuale, in quanto i maschi sono alati mentre le femmine no. Il volo del maschio ha come obiettivo principale quello di cercare la femmina attera che conduce vita ipogea. I terreni particolarmente umidi favoriscono l’attività fossoria della femmina e il maschio una volta individuato l’ingresso di una galleria, probabilmente attratti dai feromoni, inizia a scavare per raggiungere la femmina.
Sistema dunale Capo Granitola, Porto Palo e Foce del Belice
Il Sic “Sistema dunale Capo Granitola, Porto Palo e Foce del Belice” che si estende per una superficie di circa 433 ettari, presenta alcuni frammenti di macchia a Quercus calliprinos, gli aspetti di gariga a Palma nana, i circoscritti lembi alofitici del Limonio compattissimo (Crithmo-Limonium), le formazioni elofitiche (composte cioè da piante che pur essendo radicate al suolo, vivono prevalentemente con le radici e le gemme ricoperte da acqua, mentre gli organi che restano aerei sono foglie e fiori) presenti lungo le foci dei due corsi d’acqua. Tra i casi più significativi di elofite vanno ricordate le rarissime Iris pseudoacorus e Sparganium erectum. Legate al sistema dunale vi sono diverse invece specie erbacee tra cui Calystegia soldanella, Launaea resedifolia, Echium sabulicolum, Crucianella maritima e Imperata cylindrica. Il sistema dunale ha dunque una vegetazione camefitica e suffruticosa rappresentata dalle garighe primarie che si sviluppano sul versante interno delle dune mobili con sabbie più stabili e compatte (2210). Sono presenti anche altri habitat dunali infatti verso il mare si rinvengono le comunità ad Ammophila arenaria (2120) e, in alcune aree dove sono particolarmente frammentarie, le comunità a Elymus farctus (2110). Verso l’interno più lontano dal mare si rinvengono le comunità di specie annuali dei Malcolmietalia (2230) e con le macchie a Juniperus (2250) che spesso occupa le radure.
In questi ambiti trovano rifugio anche varie entità della fauna stanziale e migratoria. Il sito presenta ambienti, anche di piccole dimensioni, che svolgono un ruolo notevole per la sopravvivenza di invertebrati maggiormente localizzati in questa area e poco diffusi altrovi. Tra le specie di rilievo ricordiamo l’inconfondibile grillo Brachytrupes megacephalus data la sua grossa taglia (31-40 mm) e il capo più largo rispetto al torace, Lophyridia littoralis nemoralis e gli endemici Carabus famini e Sepidium siculum.
Purtroppo questi habitat sono molto localizzati ed in regressione, probabilmente a causa dell’erosione costiera che diminuisce la possibilità di evoluzione dunale riducendo la presenza di siti idonei a questo tipo di habitat che necessita di dune stabili e ben sviluppate. Anche lo sfruttamento turistico delle coste incide negativamente sull’habitat.
La foce del Belice svolge un ruolo fondamentale come rotta e luogo di sosta degli uccelli migratori. Nel Sito sono presenti numerosi rettili come la Tartaruga marina (Caretta caretta), la Tartaruga palustre siciliana (Emys trinacris), gli innocui serpenti Colubro leopardino (Elaphe situla) e il Saettone occhirossi (Zamenis lineatus), e la Natrice dal collare siciliana (Natrix natrix sicula), sottospecie siciliana della comune biscia dal collare. Tra gli altri rettili ricordiamo il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), la lucertola siciliana (Podarcis wagleriana) e il Gongilo (Chalcides ocellatus). Il gongilo nella cultura popolare siciliana ha diversi nomi dialettali tra i più comuni “tiru” e “tiraciatu”. Questi nomi sono legati ad un’antica falsa credenza, secondo la quale il gongilo sia in grado di “tirare” (arrestare) il fiato ad altri animali, uomo compreso e in particolare si pensava fosse particolarmente attratto dai neonati e che potesse soffocarli entrando loro in gola.
Monte San Calogero (Sciacca)
Nella 3° tappa si incontra il SIC “Monte San Calogero (Sciacca)”, interessante perché sede di fenomeni termali e con aspetti di vegetazione rupicola, di gariga e comunità erbacee a carattere steppico (5330). Tra le piante endemiche da tutelare troviamo per esempio la Lavatera agrigentina, una Malvaceae dall’odore sgradovole.
L’area, inoltre, è interessata anche da specie di uccelli in pericolo come la Coturnice di Sicilia (Alectoris graeca ssp. whitakeri) o da specie migratorie nidificanti estive come il Culbianco (Oenanthe oenanthe), migratore transahariano, giunge in marzo-aprile e riparte in settembre-ottobre, si riproduce in ambienti sassosi o rocciosi, terreni arati e prati. La perdita di questi habitat ne costituisce la principale minaccia.
Scala dei Turchi
Il SIC “Scala dei Turchi” ha come elementi caratteristici dell’area sono le falesie suggestive sotto il profilo paesaggistico, costituite da calcari marnosi e marne a globigerine e dal caratteristico colore bianco brillante, oltre che calanchi argillosi e spiagge sabbiose praticamente inaccessibili. Sotto l’aspetto vegetazionale l’area è caratterizzata da aspetti pionieri delle sabbie non consolidate e delle dune, in particolare a Cakile maritima (1210) nei tratti più prossimi alla battigia, e verso l’interno da cenosi ad Agropyron junceum (2110). Nel complesso il sito presenta elevata valenza sia sotto l’aspetto paesaggistico che sotto quello prettamente naturalistico. Il sito comprende alcuni lembi relitti di macchia a cedro licio (Juniperus phoenicea 2250). Sono inoltre rappresentate alcune specie della flora orchidologica siciliana a carattere endemico come Ophrys calliantha e Ophrys oxyrrhynchos. Tra l’entomofauna da proteggere troviamo il coleottero Erodius siculus, appartenente alla famiglia dei Tenebrionidae.
Foce del Magazzolo, Foce del Platani, Capo Bianco, Torre Salsa
Nella ZSC “Foce del Magazzolo, Foce del Platani, Capo Bianco, Torre Salsa” sono presenti alcune delle più integre spiagge sabbiose della Sicilia con cordoni dunali (2110) ospitano sia comunità vegetali naturali che artificiali. Lungo queste spiagge si sono registrati inoltre numerosi tentativi di nidificazione di Caretta caretta. Il sito è anche interessato da promontori e falesie costituiti da calcari marnosi e marne a globigerine. Tra le piante vi è la dominanza di specie casmo-alofile, come Crithmum maritimum (1240), Lotus cytisoides, Asteriscus maritimus, Silene sedoides, Plantago macrorrhiza, Reichardia picroides var. maritima, Daucus gingidium, Frankenia hirsuta.
La zona riveste grande importanza ornitologica come luogo di sosta e/o come rotta di migrazione per ingenti contingenti ornitici sia in primavera che autunno. Tra le specie nidificanti stanziali particolarmente interessanti sono l’aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), simbolo della Sicilia in quanto in Italia questa specie riesce a sopravvivere solamente sull’isola e nidifica su pareti rocciose inaccessibili, il falco pellegrino (Falco peregrinus), la poiana (Buteo buteo), la calandra (Melanocorypha calandra) e il passero solitario (Monticala solitaria). La poiana è uno dei due rapaci diurni più frequenti in Sicilia adattabile e in grado di nidificare sia su alberi (boschi, rimboschimenti, alberi isolati, ecc.) sia in pareti rocciose, anche di modesta altezza. Le popolazioni di Calandra, invece nel corso degli ultimi anni si sono drasticamente rarefate sono stati registrati localmente moderati incrementi in colture sottoposte a riposo ventennale, in adempimento alle misure comunitarie agroambientali, ma complessivamente lo stato di conservazione è da considerarsi sfavorevole ed il suo desti- no appare incerto e preoccupante. Una delle principali minacce è infatti la trasformazione dell’habitat della specie dovuto principalmente all’aumento delle pratiche agricole intensive e bracconaggio, talvolta dovuto a abbattimenti erronei (o incidentali) durante l’attività venatoria.
Tra le specie migratrici nidificano, invece, la ghiandaia marina (Coracias garrulus), il gruccione (Merops apiaster) che occupa le pareti di arenaria, la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), l’upupa (Upupa epops) e il fratino (Charadrius alexandrinus), che depone le uova fra la battigia e le dune. Le popolazioni di fratino sono in forte declino anche in quelle aree dove è più presente (Trapani e Marsala). Essendo una specie legata esclusivamente a siti costieri, risente di ogni forma di degrado ambientale, quali l urbanizzazione delle coste, l’erosione dei litorali sabbiosi ed il disturbo arrecato da attività turistiche e ricreative.
Vi è poi il Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos) nidifica in estate in ambienti fluviali. Questa specie considerata, quasi minaciata, è poco presente in Sicilia ma la sua riproduzione lungo il fiume Platani e il fiume Imera meridionale è stata confermata nel 2006. Trasformazione dell’habitat di nidificazione e alimentazione costituisce una minaccia per questo uccello.
Monte Capodarso e Valle del Fiume Imera Meridionale
La 4° tappa passa attraverso la ZSC “Monte Capodarso e Valle del Fiume Imera Meridionale” che ospita flora e vegetazione piuttosto varie, così come risulta altrettanto diversificata la fauna. La Riserva ha una forma irregolare e si estende lungo il corso del fiume Imera Meridionale, tra le falde del Monte Capodarso e del Monte Sabucina. Il fiume Imera Meridionale ha la peculiarità, nel suo tratto meridionale, di avere una notevole salinità dell’acqua a causa della composizione delle rocce. In questa zona si trovano delle miniere, oggi abbandonate, da cui si estraevano minerali come zolfo, salipotassici e salgemma.
Nel sito è presente la tipica vegetazione degli ambienti rupestri con essenze tipiche della macchia mediterranea e quella degli habitat acquatici. Lungo il corso del fiume sono segnalate comunità igrofile a Zannichellia palustris (3260). Sui versanti meridionali di Monte Capodarso si estendono inoltre, praterie ad Ampelodesmos mauritanicus (5330).
Nella valle dell’Imera meridionale sono state censite oltre 500 specie di piante vascolari, con larga incidenza di terofite (cioè piante annue che formano ciuffi serrati, normalmente con più steli fiorali). Tra queste alcune presentano interesse fitogeografico, come il Limonio di Optima (Limonium optimae). Nella zona sono presenti circa 150 specie di uccelli, di cui almeno 60 nidificanti, come ad esempio il Cavaliere d’Italia, l’Occhione (Burhinus oedicnemus), il Corriere piccolo (Charadrius dubius) e il Germano reale (Anas platyrhynchos). Tra le numerose specie di uccelli da tutelare a livello comunitario troviamo la Cicogna bianca (Ciconia ciconia) e la Cicogna nera (Ciconia nigra), il Gufo comune (Asio otus), la Garzetta (Egretta garzetta), la Gru cenerina (Grus grus), l’Upupa (Upupa epops) e Lodolaio (Falco subbuteo). Anche i rettili sono presenti in gran numero con diverse specie quali il biacco (Hierophis viridiflavus), la Biscia dal collare (Natrix natrix), il piuttosto raro e innocuo Saettone occhirossi (Zamenis lineatus) che può raggiungere anche i due metri di lunghezza, e la Tartaruga palustre siciliana (Emys trinacris). Quest’ultima è una testuggine endemica di piccola taglia, il cui carapace, di colore verdastro, può raggiungere 145 mm di lunghezza; il piastrone è quasi interamente giallastro. Presenta un certo dimorfismo sessuale; infatti i maschi solitamente sono più piccoli delle femmine e hanno l’iride di colore giallo o arancione-rossastro mentre le femmine hanno l’iride gialla. Le popolazioni siciliane erano in passato attribuite a Emys orbicularis ma studi molecolari hanno messo in luce lo status di specie a sé. Per tale motivo sebbene tali dati siano disponibili a partire dal 2005, per E. trinacris manca tuttora di specifiche misure di protezione ed è inserita nelle specie in pericolo. Le Popolazioni di E. trinacris sono state segnalate prevalentemente nelle aree naturali protette della Sicilia settentrionale. La minaccia principale è infatti dovuta alla riduzione degli habitat aldi fuori delle riserve.
Molto varia e ricca anche l’entomofauna. In queste aree infatti è possibile osservare numerose farfalle tra cui Gegenes nostrodamus, Melanargia galatea syracusana, Melitaea aetherie algirica, Muschampia proto e Zerynthia polyxena.
Nel percorso si attraversa anche la ZSC “Contrada Caprara” che ospita una grande quantità di endemismi in particolare tra le specie dei calanchi. Sono infatti presenti le specie endemiche quali ad esempio l’Aglio di Agrigento (Allium agrigentinum), la Camomilla siciliana (Anthemis muricata), il Cavolo con le foglie intere (Brassica souliei subsp. amplexicaulis), il Limonio di Calcara (Limonium calcarae), lo Sparto steppico (Lygeum spartum L.). Si annoverano anche piante rare come la Ruchetta pendolina (Diplotaxis harra subsp. crassifolia (Raf.) Maire) e la Borracina cinerea/Sedo a foglie spesse/Erba della Madonna (Sedum dasyphyllum L.). Questa associazione è esclusiva della Sicilia centrale.
Il sito ospita numerosi Vertebrati quali la Lepre italica (Lepus corsicanus), l’Istrice (Hystrix cristata), la Luscengola (Chalcides chalcides) e il Saettone occhirossi (Zamenis lineatus).
La luscengola ha una discreta diffusione ed abbondanza in gran parte delle aree montane della Sicilia permette di considerarla non particolarmente minacciata in questi territori mentre diversa è la situazione per ampie aree delle Sicilia meridionale dove la presenza nelle riserve naturali costituisce una necessaria dalla frammentazione e riduzione degli habitat.
Box informativi

Le tappe del percorso




