Flora e fauna nei siti: EMERGENZE E MINACCE
FLORA E FAUNA NEI SITI: EMERGENZE E MINACCE
Lungo il percorso della 1° tappa si incontrano molti Siti della Rete natura 2000 sia ricompresi che esterni a regimi di protezione di rango diverso (Parchi regionali, Riserve Regionali, ecc.).
La ZSC “Monte S. Salvatore, Monte Catarineci, Vallone Mandarini, ambienti umidi” è interamente ricompresa nella ZPS ITA020050 a sua volta coincidente con il Parco Regionale delle Madonie. Il paesaggio vegetale risulta fisionomizzato da ampie estensioni boschive, talora frammiste a boscaglie e arbusteti, le quali si alternano a praterie montane, di rilevante interesse floristico (faggeti, querceti, vegetazione ad arbusti spinosi emisferici, ecc.) oltre agli interessanti ambienti umidi di Geraci Siculo ed al Bosco Pomieri. Qui si alcuni ambienti lacustri, localmente noti come “gurghi” ove la vegetazione sommersa e palustre è rappresentata, da Myriophyllum alterniflorum, Potamogeton natans, Ranunculus aquatilis e Callitriche sp.
Il comprensorio denota pertanto un elevato faunistico, per la presenza di una ricca zoocenosi comprendente specie rare e/o minacciate, nonché naturalistico ed ambientale. Si tratta di un comprensorio caratterizzato dalla presenza di aspetti forestali di rilevante interesse naturalistico-ambientale e paesaggistico, nel cui ambito sono rappresentate entità diverse vegetali rare o di rilevante interesse fitogeografico; l’importanza faunistica è testimoniata dalla presenza di una ricca zoocenosi comprendente specie rare e/o minacciate. I comprensori delle Madonie, dei monti del Palermitano e dei Sicani e le aree orientali dell’Etna sono risultate le aree più ricche di specie di mammiferi e ciò corrisponde alla presenza di notevoli eterogeneità ambientale e diversità di ecosistemi.
Qui si rinviene il moscardino detto anche nocciolino (Muscardinus avellanarius), il mammifero terrestre più raro in Sicilia, probabilmente una delle specie penetrate durante l’ultimo acme glaciale würmiano. Si ritrova in ambienti eterogenei querceti, frutteto, parco e giardino, dove siano presenti alberi di nocciolo e castagno. Sulle Madonie settentrionali frequenta anche ambienti più termofili, di macchia e bosco di querce mediterranee, tra i 400 ed i 600 m, mentre normalmente occupa la fascia tra gli 800 ed i 1600 m s.l.m. È una specie strettamente arboricolo, che scende molto raramente sul terreno dove si muove goffamente. Per questo frammentazione e isolamento delle aree boschive, taglio e la pulizia completa del sottobosco e dei margini ed ecotoni forestali costituiscono una minaccia per questa specie, che risulta pure particolarmente sensibile agli incend
Molte specie di insetti endemici delle Madonie vivono esclusivamente in questo sito. Le stesse caratteristiche si ritrovano nelle ZSC “Monte Quacella, Monte dei Cervi, Pizzo Carbonara, Monte Ferro, Pizzo Otiero”, “Rocca di Sciara”, “Boschi di Granza” (questa compresa nella Riserva naturale orientata Bosco di Favara e Bosco Granza ) e nella ZPS “Parco delle Madonie”: con oltre 1500 specie vascolari le Madonie rientrano a pieno titolo fra le aree di maggior interesse fitogeografico della Sicilia e della stessa Regione mediterranea. Tale ricchezza floristica trova riscontro nella notevole diversità ambientale del territorio, determinata dalla varietà di substrati geo-pedologici, dall’escursione altitudinale e dall’esposizione dei versanti, oltre che dalle caratteristiche bioclimatiche. In ogni caso la biodiversità floristica risulta più elevata nelle zone poco antropizzate, soprattutto nelle aree carbonatiche di media ed alta quota.
Bosco della Favara e Bosco Granza
Il sito dal punto di vista geologico, si caratterizza per un’alternanza di strati e banchi arenacei, principalmente quarzarenitici e da depositi pelitici. Nelle creste dei rilievi più elevati, invece, affiorano depositi arenaci e arenaceo-conglomeratici. Sul versante settentrionale di Cozzo Bomes (1073 m) si estende il piccolo Lago Bomes, una piccola depressione del suolo che raccoglie le acque delle alture circostanti che si trova a 865 m s.l.m. Si tratta di un ambiente umido di rilevante interesse naturalistico-ambientale dove si segnala la presenza la presenza della raganella italiana (Hyla intermedia). È una specie endemica della Penisola italiana, dalle regioni settentrionali fino alla Sicilia. In passato la specie era presente sia in molti ecosistemi umidi costieri che in quelli artificiali dei grandi parchi cittadini, purtroppo oggi c’è una tendenza a un forte decremento della sua diffusione in molti territori, soprattutto delle popolazioni planiziarie e collinari. La minaccia alla sua sopravvivenza è dovuta all’inaridimento e deterioramento delle zone umide, già in atto da vari decenni. La situazione complessiva dei corpi idrici dell’Isola inoltre preoccupa anche in relazione alla conservazione di H. intermedia, a causa del loro degrado, della progressiva contrazione e dell’impoverimento della biodiversità.
Il paesaggio vegetale di quest’area è maggiormente dominato da ampie estensioni forestali a prevalenza di sughera e querce caducifoglie, cui si alternano talora aspetti arbustivi, praterie secondarie e lembi di superfici coltivate, in particolare oliveti. Le antiche utilizzazioni agro-silvo-pastorali hanno ridotto nel tempo l’estensione e l’integrità naturalistico-ambientale del luogo.
I boschi della riserva sono dominati dalle Sughere (Quercus suber), che si associano a Roverelle (Quercus pubescens), Ornielli (Fraxinus ornus) e Lecci (Quercus ilex),. La vegetazione arbustiva del sottobosco rispecchia quella delle specie particolarmente diffuse nel bosco siciliano, come il Prugnolo selvatico (Prunus spinosa), il Biancospino (Crataegus monogyna), il Melo selvatico (Malus sylvestris), l’Asparago spinoso (Asparagus acutifolius), il Pungitopo (Ruscus aculeatus) e il Pero mandorlino (Pyrus amygdaliformis). Nei prati del sottobosco, troviamo diverse specie di interesse comunitario come l’endemica Carlina sicula (Carlina sicula subsp. sicula), il Ciclamino primaverile (Cyclamen repandum) e il Ciclamino autunnale (Cyclamen hederifolium), numerose orchidee come l’Orchidea italica (Orchis italica), Ophrys lutea subsp. minor, Ophrys exaltata, l’Orchidea di Robert (Barlia robertiana).
Nella riserva, si trovano molte specie di uccelli quali l’Upupa (Upupa epops), la Coturnice di Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), il Falco pellegrino (Falco peregrinus) e il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), riconoscibile anche dal tambureggiare sui tronchi. Un buon osservatore potrà identificare lo Sparviere (Accipiter nisus), un rapace velocissimo dalle spettacolari picchiate con le quali afferra in volo piccoli uccelli. Come per il resto dell’Italia, questo rapace è in evidente aumento anche in Sicilia, grazie alla recente colonizzazione di alcuni rimboschimenti maturi, ove in precedenza era assente. E’ presente anche il codibugnolo (Aegithalos caudatus) con la sottospecie (A. caudatus siculus). Il codibugnolo di Sicilia è un endemita molto caratteristico e differenziato rispetto ai conspecifici dell’Italia peninsulare, in quanto sedentario in Sicilia. E’ piuttosto localizzato in boschetti di latifoglie, ove mostra un certo erratismo, che talora ha fatto pensare a movimenti migratori.
Altri Vertebrati di particolare interesse sono la Testuggine di Hermann (Testudo hermanni), il Ramarro (Lacerta bilineata), la Martora (Martes martes), il Toporagno siciliano (Crocidura sicula) e la Lepre italica (Lepus corsicanus). Questa specie è catalogata come LC (minore preoccupazione) ma la consistenza delle sue popolazioni è minacciata dal bracconaggio. In alcune aree collinari, la pratica del set riposo colturale con rispetto della vegetazione esistente ha favorito la ripresa temporanea delle popolazioni. E’ però anche minacciata da ripopolamenti venatori con nuclei di lepre europea, specie competitrice più eclettica e resistente, ma questi sono oggi vietati.
Monte San Calogero
Nella 2° tappa si incontrano Siti della Rete natura 2000 quasi sempre interamente o parzialmente compresi in Parchi Regionali. La ZSC “Monte San Calogero (Termini Imerese)” è coincidente con la Riserva Naturale Orientata Monte S. Calogero così come la ZSC/ZPS Monte Cane, Pizzo Selva a Mare, Monte Trigna coincidente con la Riserva naturale orientata Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto e la ZSC Boschi Ficuzza e Cappelliere, Vallone Cerasa, Castagneti Mezzojuso coincidente con la ZPS Monti Sicani, Rocca Busambra e Bosco della Ficuzza che a sua volta comprende la Riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago. Le ZSC “Monte San Calogero (Termini Imerese)” e “Monte Rosamarina e Cozzo Famò” sono entrambe aree di notevole interesse floristico-fitocenotico, con aspetti di vegetazione in parte peculiari, come nel caso delle comunità rupicole o delle praterie di alta quota, nel cui ambito è rappresentato un elevato numero di specie vegetali endemiche e\o di rilevante interesse fitogeografico.
Il paesaggio del Monte San Calogero è molto vario dal punto di vista geomorfologico presentando diversi tipi di ambienti naturali tra i quali quello rupestre, la boscaglia, la gariga e la prateria. In questi ambienti, diverse sono le specie di interesse comunitario: il Cavolo rupestre (Brassica rupestris), l’Euforbia cornuta (Euphorbia ceratocarpa) e l’Euforbia arborea (Euphorbia dendroides), la Bocca di leone siciliana (Anthirrhinum siculum) e diverse orchidee, come ad esempio Ophrys fusca.
Il promontorio di Monte San Calogero risulta essere un sito di grande importanza anche per l’avifauna. Ospita specie nidificanti come l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) e altre specie rare, come il Capovaccaio (Neophron percnopterus), un avvoltoio del Vecchio Mondo, visitatore estivo dei rilievi montuosi mediterranei. Questo avvoltoio migratore viene anche chiamato “Pasqualino”, poiché i primi arrivi in Sicilia avvengono nel periodo di Pasqua. È inserito nella IUCN Red List tra le specie in pericolo critico e in Italia è quasi estinto. La popolazione italiana nel 2008 era stimata a 14-16 individui e con un trend negativo. Se negli anni ’70 in Italia vennero stimate 71 coppie nidificanti, nel 2007 furono conteggiate solamente 7-8 coppie. Il capovaccaio si nutre principalmente di carcasse, ma è un animale opportunista e può quindi catturare piccoli vertebrati come mammiferi, uccelli e rettili ed è stato inoltre osservato cibarsi di uova di altri uccelli. In volo è possibile distinguere gli adulti dal piumaggio bianco e nero e dalla coda corta a forma di cuneo, invece, i giovani sono caratterizzati da un piumaggio marrone macchiato di color cannella e coda con apice chiaro ben evidente. Il capovaccaio presenta un’apertura alare di 155-170 cm ed è il più piccolo fra le quattro specie di avvoltoi presenti in Europa (Grifone, Gipeto e Avvoltoio monaco sono le altre tre specie). Il sito è particolarmente ricco anche per quanto riguarda i rettili, infatti, ospita quasi tutte le specie presenti in Sicilia.
Monte Cane, Pizzo Selva a Mare, Monte Trigna
Interessante naturalisticamente è anche la ZSC di “Monte Cane, Pizzo Selva a Mare, Monte Trigna”. Il sito di circa 4890 ettari è una delle aree protette tra le più estese della provincia di Palermo. Il territorio è caratterizzato da substrati principalmente carbonatici in particolare calcari e dolomie, radiolariti, tufi, basalti, calcari organogeni, quarzareniti e marne numidiche. Il paesaggio vegetale, nonostante risenta delle intense utilizzazioni del passato e dei frequenti incendi che attraversano il territorio, è rappresentato dall’Olivastro e dal Leccio, le quali svolgono il ruolo di specie pioniere su substrati rocciosi calcarei. In ambiti circoscritti troviamo inoltre la Sughera, mentre sui suoli più profondi si rileva la Quercia virgiliana e il Salice pedicellato. Si tratta di un’area di notevole interesse floristico-fitocenotico e faunistico. Tra le piante di interesse comunitario troviamo i ciclamini Cyclamen repandum e Cyclamen hederifolium, diverse specie di orchidee come ad esempio Ophrys tenthredinifera e Ophrys bombyliflora e piante endemiche siciliane come la Finocchiella di Boccone (Seseli bocconi subsp. bocconi), il quale nome è un omaggio al botanico siciliano Paolo Boccone.
Per quanto riguarda la fauna, dato il tipico habitat rupestre troviamo il Falco pellegrino (Falco peregrinus), abilissimo cacciatore d’uccelli, il Falco cuculo (Falco vespertinus), l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), e in passato le pareti ospitavano i nidi del capovaccaio, ma ad oggi vi è una sporadica presenza. Il sito accoglie anche numerosi passeriformi di interesse comunitario come ad esempio la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il Calandro (Anthus campestris), la balia dal collare (Ficedula albicollis) e il Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros). Quest’ultimo presenta un colore grigio sul dorso, nero sulla gola, sulle guance e sul petto nel maschio; la femmina, invece, ha colori più smorzati tendenti al verde oliva. La caratteristica che accomuna i due sessi è la coda rosso arancione molto evidente, da qui, infatti, il nome comune. In merito ad altri Vertebrati troviamo la Martora (Martes martes), l’Istrice (Hystrix cristata), il Gatto selvatico (Felis silvestris), la Lepre italica (Lepus corsicanus), il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), la Lucertola siciliana (Podarcis waglerianus), la Luscengola (Chalcides chalcides), la Raganella italiana (Hyla intermedia), e il Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus).
I diversi mammiferi, nonostante siano protetti, sono soggetti a frequente bracconaggio; inoltre sono vittime delle autovetture.
Boschi Ficuzza e Cappelliere, Vallone Cerasa, Castagneti Mezzojuso
La ZSC “Boschi Ficuzza e Cappelliere, Vallone Cerasa, Castagneti Mezzojuso” rappresenta una delle aree boscate di maggiore pregio naturalistico-ambientale del Palermitano, con vari aspetti di vegetazione peculiari, nel cui ambito è rappresentato un elevato numero di specie vegetali endemiche o rare. Nel territorio sono presenti anche impianti di riforestazione di particolare interesse paesaggistico, come nel caso dei castagneti di Mezzojuso e dei frassineti di Ficuzza. Nella sezione 3.3, indicate con la lettera D, sono elencate delle entità vegetali, la cui presenza nel territorio è ritenuta di rilevante interesse fitogeografico.
La riserva tutela l’area boschiva più vasta della Sicilia occidentale; ospita numerose specie di Quercus, tra cui il leccio (Quercus ilex), la sughera (Quercus suber), la roverella (Quercus pubescens) e l’endemico cerro di Gussone (Quercus gussonei – Habitat 91 AA). Altre specie arboree presenti sono il frassino (Fraxinus excelsior), l’acero campestre (Acer campestre), il castagno (Castanea sativa) e il bagolaro siciliano (Celtis asperrima). La vegetazione arbustiva è rappresentata dal biancospino (Crataegus monogyna), dal pungitopo (Ruscus aculeatus), dal caprifoglio (Lonicera caprifolium), dall’asparago spinoso (Asparagus acutifolius), dalla rosa di San Giovanni (Rosa sempervirens), dall’erica arborea (Erica arborea), e dalla ginestra spinosa (Calicotome spinosa). Meritevoli di menzione il ciclamino primaverile (Cyclamen repandum), la peonia (Paeonia mascula), il giaggiolo siciliano (Iris pseudopumila) e la Viola del Tineo (Viola tineorum).
I boschi di Ficuzza e Il bosco di Ficuzza hanno un notevole valore faunistico per la presenza di una ampia zoocenosi (circa l’80% delle specie dell’intera Isola) comprendente specie rare e minacciate,
In questa area è presente il Daino (Dama dama) che si estinse in Sicilia alla fine del 19° secolo, dove era presente da almeno 12 secoli, ed è stato qui reintrodotto grazie ad alcuni nuclei provenienti da allevamenti semi-intensivi del centro- sud Italia. Sono presentii anche alcune popolazioni selvatiche formatesi dopo l’uscita dai recinti localizzati in quelle zone (altri due nuclei di popolazione sui Peloritani e negli Iblei). E’ presente anche il cinghiale (Sus scrofa), anch’esso reintrodotto all’interno di poche aree controllate. Altre specie di mammiferi presenti sono la lepre (Lepus corsicanus), il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), il gatto selvatico (Felis silvestris), la martora (Martes martes), la donnola (Mustela nivalis), l’istrice (Hystrix cristata) e il riccio (Erinaceus europaeus) e la volpe (Vulpes vulpes). Quest’ultima è la specie di carnivoro più comune in Sicilia e con una discreta diffusione. E’ una specie cacciabile secondo la Legge Nazionale 157/92, catalogata come LC (minore preoccupazione) nella Lista Rossa Nazionale. La Volpe costituisce nella mentalità popolare e nella gestione venatoria oggetto di sforzi distruttivi e di abnorme sproporzionata persecuzione che può localmente minacciarne l’esistenza. In Sicilia infatti è ancora uccisa, in ogni periodo dell’anno, con trappole di ogni tipo armi da fuoco, distruzione delle tane, , lacci, veleni, ecc. Tali attività, quasi sempre poco efficaci sulle popolazioni di Volpi e per gli scopi che si prefiggono, possono invece risultare pericolose per altre specie di particolare interesse conservazionisti. Proprio per limitare le Volpi con un uso improprio di bocconi avvelenati si estinse l’ultima colonia di Grifone (Gyps fulvus) della Sicilia oggi fortunatamente reintrodotto sui Nebrodi.
L’avifauna è molto ricca con specie quali la cinciarella (Cyanistes caeruleus), la cinciallegra (Parus major), l’upupa (Upupa epops), la ghiandaia (Garrulus glandarius), il rampichino (Certhia brachydactyla) e il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major).
Tra i rapaci si annoverano l’aquila reale (Aquila chrysaetos), il falco pellegrino (Falco peregrinus), il capovaccaio (Neophron percnopterus), il nibbio bruno (Milvus migrans) e il nibbio reale (Milvus milvus). Presente anche la coturnice di Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), sottospecie è endemica della Sicilia purtroppo minacciata dal bracconaggio e dal disturbo antropico diretto e indiretto (costruzione di strade in montagna, accesso di fuoristrada, urbanizzazione, ecc.).
Anche l’erpetofauna è molto ricca con specie quali la vipera (Vipera aspis), la natrice (Natrix natrix), il biacco (Hierophis viridiflavus), il ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola verde (Podarcis wagleriana), la palustre Emys trinacris. Il cui stato di conservazione e minaccia è descritto nelle schede precedenti. Tra gli anfibi troviamo l’endemica Raganella italiana e il Bufo bufo.
Monti sicani, Rocca Busambra e Bosco della Ficuzza
Particolarmente interessante è la ZPS dei “Monti Sicani, Rocca Busambra e Bosco della Ficuzza”: i Monti Sicani, infatti, costituiscono una delle aree di maggiore pregio naturalistico-ambientale di tutta l’isola, anche se il disboscamento dei secoli scorsi ha consentito la sopravvivenza soltanto di una parte del manto forestale di un tempo. Tuttavia, si tratta di un comprensorio di notevole interesse floro-faunistico. In zone più rupestri si insediano arbusti di Leccio (Quercus ilex), i quali assumono un ruolo pioniere, di Olivastro (Olea oleaster), ed Euforbia arborea (Euphorbia dendroides). Il sito è caratterizzato da moltissime specie endemiche come il Fiordaliso della Busambra (Centaurea busambarensis), la Camomilla delle Madonie (Anthemis cupaniana) e la rarissima viola dei Tineo (Viola tineorum) esclusiva della Ciacca di Mezzogiorno.
Il comprensorio rappresenta, inoltre, un anello di congiunzione di grande interesse per tutta la regione, facendo da tramite tra i grandi parchi regionali della Sicilia settentrionale ed i monti del palermitano a nord, ed il sistema della costa meridionale. L’area dei Sicani fino a pochi decenni fa era considerata il territorio italiano con la maggiore densità di specie di rapaci. Oggi, essendo scomparse alcune specie, è da verificare se ancora mantiene il primato pur ospitandone ancora un buon numero. Nel territorio sono presenti anche numerose specie animali di inestimabile importanza a livello nazionale ed europeo. Per quanto riguarda i Vertebrati e in particolare gli Uccelli troviamo specie come l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), il Grillaio (Falco naumanni), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Nibbio bruno (Milvus migrans) e il Nibbio reale (Milvus milvus). Di particolare interesse anche la presenza del Lanario (Falco biarmicus) che si distingue dal Falco pellegrino (Falco peregrinus) per la figura più esile e la coda più piccola. Inoltre, risulta difficile confonderlo con altre specie grazie alla caratteristica colorazione del capo, in cui risalta una striatura nera molto evidente fra il becco e gli occhi. Il piumaggio invece si presenta con sfumature grigio cenere. Il lanario è in grado di compiere grandi distanze, ma è meno abile nel volo rispetto al Falco pellegrino, nonostante ciò, può raggiungere in picchiata una velocità di circa 300 km/h come il Falco pellegrino. Altra inestimabile importanza è la presenza del rarissimo Capovaccaio (Neophron percnopterus), la quale è possibile avvistarlo durante il periodo migratorio.
Il sito risulta particolarmente ricco di specie anche per quanto riguarda la mammalofauna e l’erpetofauna. Tra i mammiferi troviamo il Gatto selvatico, l’Istrice, la Lepre italica e la Martora.
Presente anche l’Arvicola di Savi (Microtus savii) sottospecie siciliana che mostra un elevata differenziazione genetica rispetto alle sottospecie italiane, tanto che diversi a studiosi propongono di elevarla a rango di specie. E’ una specie abbastanza comune soprattutto in ambienti aperti collinari e pianeggianti o steppici, nei prati- pascoli ed in tutte le aree coltivate a cereali. Evita tutti i suoli troppo duri, aridi e rocciosi, come le garighe e non penetra negli ambienti boschivi fitti e continui, soprattutto se poco soleggiati e provvisti di fitto sottobosco. Nei boschi occupa infatti quasi sempre le aree interne o marginali di prato, radura e vegetazione erbacea. In Sicilia è la preda d’elezione del Barbagianni (Tyto alba) e del Gheppio (Falco tinnunculus) e di altri sei rapaci. Per tale motivo è ritenuta una delle specie-chiave delle reti trofiche degli ambienti mediterranei della Sicilia.
Spicca inoltre, la presenza di numerosi Chirotteri comunemente noti come Pipistrelli.
Tra i Rettili è possibile osservare il Saettone occhirossi (Zamenis lineatus), il Colubro liscio (Coronella austriaca), la Lucertola siciliana (Podarcis wagleriana), il Ramarro (Lacerta bilineata) e il Gongilo (Chalcides ocellatus).
Numerose sono le specie endemiche di insetti presenti che contribuiscono ad aumentare il valore della biodiversità entomologica, dato anche le numerose specie rare e minacciate. Tra questi troviamo ad esempio il coleottero saproxilico Cerambice della quercia (Cerambyx cerdo), specie prioritaria in allegato II e IV della Direttiva Habitat. Il Cerambice della quercia è caratterizzato da un corpo nero, tranne per l’apice delle elitre di colore rossastro, mentre la larva di colore bianco è riconoscibile in particolare per le grandi dimensioni, infatti può raggiungere i 10 cm circa. La lunghezza dell’adulto è compresa tra i 5 e gli 11cm. Tra gli altri insetti segnaliamo la presenza della libellula Guardaruscello meridionale (Cordulegaster trinacriae), il coleottero Apalus bipunctatus, e gli endemici coleotteri Carabus famini e Cicindela campestris siculorum. Quest’ultimo caratterizzato da un colore verde brillante e da delle potenti mandibole.
Interessanti sono anche gli anfratti delle Gole del Drago ove pullulano libellule coloratissime, granchi di fiume, la biscia dal collare.
La 3° tappa attraversa velocemente i Monti Sicani partendo dalla ZSC “Rocca Busambra e Rocche di Rao”, una delle aree di maggiore pregio naturalistico-ambientale del Palermitano, nel cui ambito si conservano vari aspetti di vegetazione peculiari, oltre ad un elevato numero di entità vegetali endemiche (alcune delle quali esclusive) o rare. Nella ZSC “Boschi Ficuzza e Cappelliere, Vallone Cerasa, Castagneti Mezzojuso”, sempre nella parte iniziale della tappa, si attraversa una delle aree boscate di maggiore pregio naturalistico-ambientale del Palermitano, con vari aspetti di vegetazione peculiari, nel cui ambito è rappresentato un elevato numero di specie vegetali endemiche o rare. Nel territorio sono presenti anche impianti di riforestazione di particolare interesse paesaggistico, come nel caso dei castagneti di Mezzojuso e dei frassineti di Ficuzza. Nella parte finale della tappa si incontra la ZPS “Monte Iato, Kumeta, Maganoce e Pizzo Parrino” che ospita numerose le specie di rapaci stanziali o migratrici. Il lungo rilievo montuoso che va da monte Iato ad ovest a Pizzo Parrino ad est risulta essere un’area con varie tipologie ambientali che determinano una varia ricchezza faunistica. Assai numerose sono le specie di rapaci stanziali o migratrici rappresentate nel territorio.
Monte Iato, Kumeta, Maganoce e Pizzo Parrino
Nella 4° tappa gli elementi di pregio naturalistico si incontrano a circa metà del percorso: la ZPS “Monte Iato, Kumeta, Maganoce e Pizzo Parrino” ospita numerose sono le specie di rapaci stanziali o migratrici rappresentate nel territorio, la ZSC “Monte Pizzuta, Costa del Carpineto, Moarda” che ospita, tra l’altro una piccola colonia di Gracchi corallini (Pyrrhocorax pyrrhocorax). Si giunge infine ai Monti di Palermo con la ZSC “Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana” presenta una grande ricchezza floro funistica e risulta essere interessata da un rilevante flusso migratorio sia in primavera che in autunno, per cui è da considerare un sito nevralgico della rotta di migrazione che interessa la Sicilia nord-occidentale. Caratteristiche simili presenta il sito ZSC/ZPS “Monte Matassaro, Monte Gradara e Monte Signora” che risulta di particolare importanza per la presenza di ornitofauna di particolare interesse scientifico e conservazionistico. Sono segnalate per quest’area anche delle specie di insetti endemici a distribuzione localizzata.
Riserva Naturale Orientata Bosco di Alcamo
La riserva Naturale Orientata Bosco di Alcamo di circa 322 ettari è situata sulla cima di Monte Bonifato nel comune di Alcamo (TP). Il paesaggio vegetale si presenta considerevolmente artificializzato, a causa delle intense azioni del passato come il taglio, le coltivazioni e il pascolo. Negli anni ‘20, sono state realizzate varie azioni di riforestazione, attraverso l’utilizzo di essenze forestali, mediterranee ed esotiche, ma del tutto estranee al paesaggio forestale. A parte i residuali nuclei forestali di macchia, lecceti e querceti caducifogli vi sono un elevato numero di specie vegetali endemiche e di interesse fitogeografico. Tra le specie di particolare interesse, ricordiamo il Garofano delle rupi (Dianthus rupicola), l’endemica Carlina siciliana (Carlina sicula subsp. sicula), l’Euforbia (Euphorbia ceratocarpa) e l’Euforbia arborea (Euphorbia dendroides) e diverse orchidee, come ad esempio la bellissima Orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis).
Nella Riserva, l’avifauna è molto ricca e presenta specie di interesse comunitario. Infatti, è possibile avvistare il Nibbio bruno (Milvus migrans), il Lanario (Falco biarmicus), il Luì verde (Phylloscopus sibilatrix), la Beccaccia (Scolopax rusticola) e la Balia nera (Ficedula hypoleuca). Tra gli altri Vertebrati ricordiamo la Martora (Martes martes), l’Istrice (Hystrix cristata), il Saettone occhirossi (Zamenis longissimus), il Biacco (Hierophis viridiflavus), e il Ramarro (Lacerta bilineata).
Monte Pellegrino
Nella quinta tappa il percorso lambisce l’intero perimetro della ZSC “Monte Pellegrino” in cui sono presenti le formazioni delle rupi di rilevante interesse scientifico e paesaggistico, oltre ad una comunità di Giuggiolo selvatico (Ziziphus lotus), unica in Italia. Tra le altre specie botaniche di interesse comunitario troviamo l’endemico Limonio di Boccone (Limonium bocconei), anche questo come la Finocchiella di Boccone è un omaggio al botanico palermitano Paolo Boccone, l’Aglio marittimo (Allium obtusiflorum), la Bocca di leone siciliana (Antirrhinum siculum), diverse euforbie e Orchidee.
Il promontorio di Monte Pellegrino svolge anche un ruolo importante per la migrazione degli uccelli e inoltre il sito ospita numerose specie di interesse comunitario: la Poiana (Buteo buteo), il Falco cuculo (Falco vespertinus), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), l’Averla capirossa (Lanius senator), l’Upupa (Upupa epops) e di recente si è avuta anche la segnalazione della nidificazione dello Sparviere (Accipiter nisus).
Molto importante anche la batracofauna (Anfibi) che annovera diverse specie come il Rospo smeraldino siciliano (Bufotes boulengeri siculus), il Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus) e la Raganella italiana (Hyla intermedia).
Di rilievo è anche la presenza di insetti come il Cerambice della quercia (Cerambyx cerdo).
Quasi sulla cima del Monte Pellegrino, all’interno di un anfratto di roccia calcarea, si trova il Santuario che custodisce le reliquie di Santa Rosalia, la Patrona di Palermo. Pochi sono a conoscenza degli omaggi scientifici a Santa Rosalia. Nel 1959, l’ecologo britannico George Evelyn Hutchinson, propose Santa Rosalia come patrona degli studi di Biologia evoluzionistica. Nel suo articolo “Homage to Santa Rosalia or why are there so many kinds of animals?” descrisse la sua scoperta fatta all’interno della grotta nel piccolo stagno artificiale. Hutchinson trovò un gran numero di insetti aquatici, in particolare di Rincoti Corissidi e grazie a questi ritrovamenti formulò la sua teoria sull’origine della biodiversità, fornendo le basi per molti studi ecologici e biogeografici.
Le tappe del percorso




